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Rassegna stampa

Mourinho pragmatico, Italiano estremo: i mondi opposti di Roma-Fiorentina

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AS ROMA NEWS MOURINHO ITALIANO – Se è vero che gli opposti si attraggono, allora tra Mourinho e Italiano prima o poi dovrà anche scoppiare il grande amore. Perché le linee di demarcazione tra i due allenatori di Roma e Fiorentina sono tante. E anche assai nette, scrive La Gazzetta dello Sport.

Non è soltanto una questione legata alla oramai consolidata divisione tra risultatisti (Mourinho) e giochisti (Italiano), è qualcosa che va anche più in là, che va oltre. Una questione filosofica, anche di come va studiato e affrontato il calcio quotidianamente, ma sempre di petto.

Mou è sicuramente più gestore, Italiano cerca invece di distinguersi da insegnante. Così non è un caso che la metà della carriera del portoghese sia andata in scena nella Premier, dove Mou ha imparato ad essere anche manager, oltre che allenatore. Italiano, invece, si dedica più al campo e gli è rimasto nel cuore quella finale di Conference persa contro il West Ham, la scorsa estate. Ecco, se c’è una cosa che li accomuna è proprio questa, sono due tecnici che hanno griffato le prime due finali della nuova coppa europea.

Ciò che contraddistingue Mou è chiaramente la personalità, il carattere, quella voglia di arrivare a tutti i costi che riesce a trasmettere ai suoi giocatori. Del resto, se questa Roma ha già segnato 13 reti nell’ultimo quarto d’ora di gioco è anche frutto di tutto ciò. «Dipende dalle ferocia che ci trasmette il mister, dalla sua voglia di non arrendersi mai», ha detto domenica scorsa a Reggio Emilia Kristensen, il vichingo a caccia di rivincite. E quella ferocia servirà anche stasera, in una sfida che finora Mou ha vinto due volte su 4 (entrambe all’Olimpico, con due sconfitte invece a Firenze).

Tra l’altro Italiano fu quello che lo tenne a battesimo nella sua prima panchina giallorossa, con Mou che poco dopo lo elogiò così: «La Fiorentina gioca bene, evidentemente l’allenatore è bravo». Sembrava proprio l’inizio di un passione reciproca che invece poi non è sbocciata, tra un battibecco all’Olimpico tra panchine e un’esultanza di Italiano al Franchi ritenuta eccessiva da Mou. Sarà anche che i due giocano davvero in modo diverso.

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A Mou piace attendere, speculare, distruggere le idee avversarie per poi costruire i propri sogni. La fase di transizione è l’idea regina della filosofia mourinhana: aspettare, temporeggiare, per poi ripartire e far male negli spazi. Così la Roma spesso esce dal campo con un possesso palla minore degli avversari, ma i 27 gol segnati fin qui (secondo miglior attacco della A) dimostrano come le strade per andare a far male non siano certo legate al pallino del gioco.

FOTO: Credit by Depositphotos.com

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