Josè Mourinho

ULTIME NOTIZIE AS ROMA MOURINHO – Sarebbe sbagliato parlare di caduta degli dei, perché il calcio della quotidianità raramente assume le tinte drammatiche dell’epica. Ma è la caratura stessa di José Mourinho – insieme a Pep Guardiola, re fra gli allenatori dell’ultimo ventennio – a far precipitare la Roma sotto i riflettori di una crisi più percepita che sostanziale, scrive La Gazzetta dello Sport.

Per dirla con brutalità, se gli stessi risultati li avesse raccolti Eusebio Di Francesco o Paulo Fonseca, ultime guide d’inizio stagione per i giallorossi, probabilmente parleremmo di squadra incompiuta, ma senza avere nelle riflessioni quelle sfumature di stupore che può dare semplicemente il fatto di avere lo Special One sulla panchina. Il pareggio contro il Bodo, infatti, non ha fatto altro che confermare quel trend negativo che si vede anche nei numeri in alto.

Se dividiamo questo inizio di stagione in tre parti tendenzialmente omogenee, si vede come gli indicatori più importanti – media punti, media gol fatti e subiti – tendano tutti verso il basso. La questione arbitrale, che pure ha inciso, non deve però fuorviare dai problemi che possono essere endemici, almeno fino al mercato di gennaio. Gli errori subiti (ad esempio contro Juve e Milan) hanno avuto assai più risonanza mediatica di quelli che pure altre piazze minori hanno lamentato nelle sfide coi giallorossi (ad esempio Fiorentina e Cagliari). E allora l’analisi deve riguardare altro.

I numeri parlano chiaro: come ci si aspettava, la Roma è partita fortissimo, anche per galvanizzare un ambiente che ne aveva bisogno. Missione compiuta, perché il tifo – come si nota dai dati di affluenza dell’Olimpico – ha risposto in massa al progetto dei Friedkin griffato Mou.

Il problema, però, è che forse la squadra ha fatto una preparazione utile a una partenza sprint, ma che mostra la corda adesso che occorre più fondo, in attesa di un richiamo nella sosta invernale. Un rischio, perché gli infortuni fanno capolino (Vina, per una lesione all’adduttore, starà fuori una ventina di giorni) e il turnover, complicatosi anche la Conference, sembra utopia.

A questo si collega il discorso legato agli ex “epurati”, cioè Reynolds, Kumbulla, Diawara, Villar e Mayoral. Il secondo tempo della partita a Bodo e il ritorno di due giorni fa hanno ormai certificato che non era stata certo solo colpa loro per la brutta figura coi norvegesi, ma averli mandati in tribuna per alcune partite ha costretto i titolari a un super-lavoro, li ha parzialmente demotivati e in certo modo svalorizzati nell’ottica del mercato di gennaio, visto che la dirigenza sarebbe intenzionata a cederli per acquistare uno (o due) a centrocampo e almeno un terzino di fascia destra. Morale: la gestione di pancia, per dare alla gente dei capri espiatori, non è parsa finora funzionale. I giovani infatti, con l’eccezione di Ibanez, non sembrano essere cresciuti.

Ciò che sorprende maggiormente, poi, è la crisi dell’attacco. Fin quando la vena di capitan Pellegrini ha mascherato le difficoltà, la barca ha galleggiato (le prime 6 partite), poi Abraham e Shomurodov – pagati 58 milioni – hanno smesso di lievitare, mentre Zaniolo e Mkhitaryan, probabilmente costretti, a troppo lavoro in fase difensiva, non hanno più trovato la lucidità per rendersi pericolosi in fase offensiva. In assenza di spazi, infatti, i giallorossi stentano, dando il meglio solo quando giocano sui nervi, alla disperata. L’allenatore ha parlato di mancanza di «genio», ma probabilmente ci sono questioni tattiche da rivedere.

Si è passati dall’avallo totale di quanto era stato fatto, alla dichiarazione di avere a disposizione «solo 11-12 giocatori» affidabili. Anche dopo la partita col Bodo di due giorni fa Mourinho ha dichiarato che il Milan aveva potuto far entrare Tonali e Bakayoko, mentre lui non poteva permetterselo. Tutto vero.

Non è escluso che il mercato estivo in entrata – dove la Roma ha speso quasi 80 milioni – sia stato sopravvalutato, ma la famiglia Friedkin – pur zavorrata da 184 milioni di perdite e 418 milioni di debiti – ha fatto la sua parte, così come (senza follie) la farà a gennaio. Ma imputare le 5 sconfitte in 17 gare – così come il gap di punti, gol fatti e gol segnati col recente passato – ai “cattivi” del calcio, sarebbe una via d’uscita troppo “normal” per uno Special.



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