AS ROMA NEWS DERBY – C’è un vento contrario che tira verso Trigoria: la Roma è sfavorita nel derby, sensazione che gira nell’aria e non lo sostiene solo Zeman («non rispondo a uno che ha fatto la serie B, io ho vinto venticinque titoli», la risposta di Mou, la stessa di qualche anno fa), scrive Il Messaggero.
Sembra quasi che la Roma debba affrontare i marziani: la Lazio sta meglio, gioca meglio, è avanti in classifica. E’ più squadra e via discorrendo. Poi? Non basta per dire che la squadra di Mourinho partirà battuta e uscirà con una sconfitta, la seconda dopo quella dell’andata. Perché il calcio è strano, lo sono ancor di più i derby, quelli della Capitale poi… José ne ha giocati un’infinità, 98. «Difficile dire quale sia il più bello. Ora c’è questo e questo gioco per i tifosi della Roma. Lo stadio è pieno e ne sono felice: il calcio senza tifosi non è calcio, il derby senza tifosi non è derby e per questo sarà più bello. Io quando gioco il derby non gioco pensando a me stesso, ma a chi storicamente ha dato il sangue, quelli che vivono come tifosi».
La Roma è quella che arriva sempre fino in fondo, che non muore mai. Lo dicono i risultati ottenuti nei finali, dalla vittoria contro il Sassuolo in casa fino all’ultima contro il Vitesse, salvata da una testata di Abraham nel recupero. Questa è la sua forza (e il suo limite), di restare sempre in partita e lo Special ne è orgoglioso, lo ha sottolineato anche ieri in conferenza stampa, ricordando pure il derby di andata che stava per essere recuperato al fotofinish. Di problemi contingenti, inevitabilmente, la Roma ne ha, oltre a quelli cronici: Pellegrini è uno di questi.
Il capitano è reduce dall’influenza, non mancherà ma non è al top. Il dubbio tattico è a sinistra, Mourinho ha la forte tentazione di lanciare Zalewski (provato anche ieri), come regista esterno. Il giovane polacco porta palla, ha l’eleganza giusta e la tranquillità del veterano, non ha la caratteristica del difensore e da quella parte Felipe Anderson sa essere una freccia (a Udine, la Roma ha sofferto proprio dalla sua parte, e con avversari inferiori al brasiliano). L’alternativa è Viña.
La partita di giovedì ha aperto il cuore e le porte ai quarti di finale di Conference, ma è rimasta nelle gambe, mentre – per dirla alla Mourinho – i laziali erano con Sarri sul divano a fumarsi una sigaretta. La condizione fisica è un elemento che sposta e la Roma deve trovare la forza di correre e rincorrere. Giallorossi un po’ più stanchi, questo è inevitabile, ma non deve suonare come alibi. L’aspetto psicologico, buono o cattivo, viene azzerato dall’essenza della partita: il derby non si gioca, si vince, questa è la spinta emotiva, per tutti, romani e non, esordienti e non. La forza mentale va trovata per forza e nel caricare il gruppo Mou è un maestro.
La Roma in questi mesi si è un po’ appiattita, vive quasi di solo Abraham. José ha bisogno di trovare una scheggia impazzita, l’uomo del cortocircuito, il nome giusto è Zaniolo. Che non segna in campionato all’Olimpico da un’eternità, dal 2 novembre 2019, sfida contro il Napoli. Poi, alla Lazio non ha mai fatto gol e lui, Nicolò, è l’avversario prediletto dei tifosi biancocelesti, anche per il precedente dell’andata, un gestaccio verso la tribuna Monte Mario, a fine partita.
Zaniolo è fermo ai due gol europei contro Trabzonspor e Zorya e ai due in A, ma in trasferta, Bergamo ed Empoli. E poi questo, chissà, potrebbe essere l’ultimo derby, vista la situazione contrattuale in ballo. Il futuro è ancora ignoto, ma lui lo giochi come fosse l’ultimo e la Roma ne trarrà benefici. La mina vagante della Lazio? Pedro, ex giallorosso non rimpianto. Nemmeno da Mourinho: «Se Pinto avrà voglia vi racconterà la sua storia. Se ha fatto 9 gol per la Lazio benissimo per lui e benissimo per la Lazio».
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