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Rassegna stampa

Mourinho si salva al 94′: l’Udinese non chiude, passo indietro Roma. E adesso c’è il derby

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ULTIME NOTIZIE AS ROMA UDINESEIl santo protettore degli allenatori portoghesi passava per i cieli di Udine ieri sera verso le venti e ha guidato la Roma al pareggio insieme al diavolo che induce in tentazione i difensori olandesi: si potrebbe parlare di carattere giallorosso, della voglia di non mollare mai, tutti questi stereotipi però non possono andare bene per questo pareggio, scrive La Gazzetta dello Sport.

Il mani nel recupero di Zeegelaar toglie una vittoria sicura e meritata all’Udinese, mentre il secondo tiro in porta dei mourinhani, proprio il rigore al 94’ di Pellegrini, permette di allungare a otto la serie delle partite senza sconfitta in campionato per la Roma, imbattuta dal 9 gennaio. A una settimana dal derby, e prima di tentare di certificare la qualificazione europea con il Vitesse, è forse questa l’unica buona notizia. Non certo il frullatore finale, quando l’allenatore ha messo in campo tutte le punte possibili, chiudendo con El Shaarawy e Carles Perez finti terzini, ma non è arrivato al gol con un’azione lineare. Bensì con un tocco fortuito su punizione da centrocampo.

Mourinho sa che questa non è una rincorsa come quella di Spezia, dà la colpa alla stanchezza e alla mancanza di intensità. Di sicuro non c’è un’idea di gioco, sempre e solo tanta fatica. L’Udinese si gustava già il successo e viene colpita quando pensa di avere in cassaforte i tre punti: poteva chiudere prima, anzi doveva. Ha due occasioni intorno al 90’, respinte da Rui Patricio, che sommate a quelle del primo tempo, fra cui un incredibile traversa-palo di Makengo, fanno pendere la bilancia dei meriti tutti dalla sua parte.

C’è anche una storia non marginale che si ripropone subito: all’andata, uno dei sei 1-0 di Mourinho in stagione, il match venne deciso soprattutto per un duello perso da Molina contro Calafiori: rincorsa per tutta la fascia, con “surplace” e sorpassi finché il romanista non offrì l’assist a comodo a Abraham. Magari il racconto non ha avuto rilevanza nazionale, ma qui nel Nord-Est l’hanno tenuto bene in mente.

Nahuel Molina dopo un quarto d’ora si è sentito già riscattato. Non solo per il suo quinto gol in 25 partite, e di sinistro. Ma anche perché sul suo lato destro aveva già inchiodato la Roma più volte, insieme a Deulofeu e Pereyra. Un triangolo con esuberanza e tecnica che si è messo in tasca Zalewski, ma anche Cristante, Ibanez e Zaniolo. Il ventenne polacco non regge gli uno contro con lo spagnolo, il difensore quando esce è in ritardo e a centrocampo il Tucu banchetta senza problemi. L’1-0 arriva da respinta su angolo, però già l’azione che aveva determinato il corner era sgorgata da una finta da torero di Pereyra su Cristante.

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Anche il calcio di Cioffi ha una sua riconoscibilità. L’Udinese resta più alta, va a prendere gli esterni opposti nei loro territori difensivi, cerca di sfruttare così anche il recupero palla disponendo di più uomini già sistemati in posizione d’attacco. Nelle ultime sette uscite, i bianconeri hanno perso soltanto una volta, al netto delle due gare da recuperare si sono scostati dalla zona più calda. Senza Walace, perno centrale che dava sicurezza ai reparti, è Jalalo a sistemarsi in mezzo, ma è tutto il collettivo a rivelarsi tonico e compatto.

La Roma non riesce a riprendersi perché Zaniolo a sinistra sbatte troppo spesso su Becao e quando costruisce un contropiede decente, il tiro di Abraham è fiacco. Per dire la differenza: sei conclusioni udinesi nei primi 19’, primo (e unico fino al rigore) tiro in porta della Roma al 31’ con Oliveira, sostituito all’intervallo. Ma non funzionano anche gli altri cambi, con l’attacco tutto nuovo (Felix e Shomurodov con Zaniolo a destra, più El Shaarawy e Perez), l’allargamento delle punte sulla fasce (3-4-3) per frenare Molina e soci, il ritorno al trequartista nella disperata rincorsa. Insomma una continua rivoluzione che non ha scosso l’Udinese, impeccabile soprattutto in Becao, quanto speranzosa con Pussetto e Samardzic dentro alla fine. Fino alla mischia in cui santi e diavoli hanno giocato briscola, definendo il destino della partita.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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