Josè Mourinho

AS ROMA NEWS MOURINHO CHAMPIONS LEAGUE – Il terzo anno di José Mourinho ha un solo obiettivo: il Piazzamento. Quello con la maiuscola. Ormai è chiaro, arrivare in fondo a coppe secondarie dà tante soddisfazioni ai tifosi e pochissime ai club. Con l’avvento del Mondiale per club (2025) – di fatto una Superlega – non c’è posto per chi ha fatto bella figura in Europa League o Conference. Per andare lì, in quel pozzo dorato, serve solo la Champions, scrive Il Messaggero.

La risalita della Roma nel ranking viene azzerata (secondo il sito della Uefa è decima, dietro solo la Juve, sarebbe invece sesta se contasse il quadriennio, 21-25, propedeutico al Mondiale ma non avendo recenti esperienze Champions non conta), poco valgono le due finali raggiunte nelle ultime due stagioni e la semifinale di due anni fa con Paulo Fonseca in panchina, troppo lontano anche l’exploit in Champions con Eusebio Di Francesco nel 2018.

La Roma ci ha abituato ad altro in passato. In campionato – in generale – è sempre andata molto spedita, mentre era insolito vederla protagonista in Europa. Ecco, bisognerà tornare all’antica per entrare in quel calcio d’élite, come lo chiama il presidente della Fifa, Gianni Infantino. Senza Champions, si è fuori da quella famosa èlite. Il lavoro di Pinto (e di Mourinho) sta andando in questa direzione, anche se il mercato è appena cominciato e le somme le tireremo tra un paio di mesi.

Gli arrivi di Aouar e Ndicka si spera alzino il livello rispetto a chi li ha preceduti, Wijnaldum e Ibanez (o Kumbulla) e gli obiettivi più o meno dichiarati (Frattesi, Renato Sanches, Scamacca, Morata e addirittura Icardi) fanno capire come si debba, e si voglia, provare ad attaccare le squadre (tante) che sono finite avanti nella passata stagione e, ricordiamolo, la Roma è arrivata sesta (con la Juve settima e penalizzata), dopo Napoli, Lazio, Inter, Milan e Atalanta.

Assecondare Mourinho, solo così se ne esce. Del resto, le carte si stanno rimischiando e forse è il momento di tornare a sperare che il gap diminuisca. Il Napoli campione d’Italia ha perso il suo demiurgo, Spalletti, e rischia di farsi tentare dai tanti milioni che qualche club importante porterà in valigia per Osimhen. Garcia è una scelta di garanzia? Lo vedremo. Il Milan è in fase di ennesimo cambiamento, come l’Inter, entrambe alle prese con i conti, che non tornano mai. Per non parlare della Juve, che deve ricostruirsi. La Lazio è in ascesa, se non sbaglia il mercato può essere lì, candidata quanto meno a confermarsi per il piazzamento nelle quattro.

La Roma deve scalare una montagna e di fatto dovrà ricominciare daccapo, dimenticando gli ultimi exploit in Europa League e Conference, e ripartendo da ciò che le è accaduto dal 2000 fino al 2018 quando le partecipazioni alla Champions League non sono state eccezionali, ma quasi l’abitudine.

L’ultimo avvistamento della Roma nella Grande Coppa risale a marzo del 2019, eliminata dal Porto negli ottavi di finale. Una serata, quella del Dragao, molto controversa, contestata, quasi come la finale persa lo scorso 31 maggio con il Siviglia a Budapest. Ma Di Francesco ormai era arrivato al capolinea e di lì a poco fu mandato via, mentre Mourinho ha trovato la forza di protestare vivacemente fino a prendersi quattro giornate. La Roma ha un allenatore da Champions ma non la Champions. Non è un paradosso?



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