Josè Mourinho

AS ROMA NEWS MOURINHO – Chi lo ha visto, prima in sala stampa e poi in aeroporto subito dopo la partita con il Monza, lo ha visto sereno. Rassegnato, forse. Di certo non imbestialito. E questo, per i romanisti, è la notizia peggiore, scrive il Corriere dello Sport.

Perché un José Mourinho furioso è una garanzia, per il presente e il futuro. Un José Mourinho rassegnato (non certo nel lottare per raggiungere gli obiettivi) invece rischia di essere la certezza che il portoghese si sente distante, mai così distante, dalla Roma. Da Trigoria. Non dai suoi giocatori e suoi non è un modo di dire: Josè e la squadra sono una cosa sola. Non è così con il resto della Roma, inteso come società e proprietà.

Dopo la partita col Monza, a fine interviste, José ha parlato molto poco, assorto nei pensieri. La frustrazione inevitabile per un finale di stagione che non si aspettava così complicato per le tante assenze nella formazione titolare, i dubbi sul futuro ma al tempo stesso anche l’orgoglio di avere un gruppo di giocatori che nel momento più complicato della stagione sta dando tutto per il club e per il proprio allenatore: «Sarò con la squadra fino all’ultimo minuto di questa stagione – le sue parole a fine partita -. Per me è un orgoglio lavorare con questi ragazzi».

Un messaggio che a tanti – compresi i giocatori – è sembrato un congedo a fine stagione, un segnale di come il tecnico lotterà fino alla fine per la Roma, ma anche di come questo potrebbe essere il suo ultimo mese alla guida del club. I motivi sono tanti, alcuni sui quali ha pensato fino a qualche settimana fa di poter soprassedere, altri invece che lo stanno piano piano allontanando da quella che era inizialmente la sua idea di crescita del club. Interrotta anche da un settlement agreement che ha ostacolato l’arrivo di ulteriori rinforzi un anno fa e nell’ultimo mercato invernale. 

A Trigoria si respira un’aria diversa in questo momento, anche per le parole di Mourinho sul club per quanto riguarda il caso Chiffi e la sua designazione per la sfida col Monza: «Non abbiamo la forza di dire che non vogliamo un arbitro. Magari la mia società non sarà d’accordo con quello che dico e me ne assumo le responsabilità. Ma la Roma non ha questa forza e forse non vuole nemmeno avere questa forza nel dire a Rocchi che non vogliamo un arbitro».

Dichiarazioni che Mou dopo Dazn e la conferenza stampa non ha risparmiato neanche ai microfoni del club giallorosso. Poi quelle legate al mercato e all’obiettivo quarto posto: «Noi siamo l’unica squadra che non ha la rosa per stare dove si trova attualmente, quindi nella zona alta della classifica e in semifinale di una competizione europea». Parole che si aggiungono a quelle di qualche giorno fa: «La lotta Champions è per quelli che hanno investito per la lotta Champions, a noi non appartiene quella lotta». 

Esattamente due anni fa i tifosi della Roma festeggiavano per l’annuncio della Roma di aver ingaggiato Mourinho a partire dalla stagione successiva. L’inizio della rivoluzione, del cambiamento, dei sold out, di una nuova mentalità della squadra e dell’ambiente. Una crescita sotto tanti aspetti, ma che rischia di essere interrotta con un addio di Mou che inevitabilmente, visto l’amore dei tifosi per il tecnico, potrà lasciare strascichi.

Mou in questo momento è distante da una Roma che non riuscirà a soddisfarlo nel prossimo mercato, nelle ambizioni, e in alcuni aspetti societari, come la forza di dire no alla designazione di Chiffi. E il silenzio dei Friedkin è sempre più assordante. Il famoso incontro con il tecnico non ha avuto luogo, e la sensazione è che diventi sempre meno utile ogni giorno che passerà da qui alla fine della stagione. Tutto può succedere in questo ultimo mese, tutto può cambiare tra la Roma e Mourinho, ma adesso José è un po’ più lontano dalla Roma. Non dalla squadra o dai tifosi, ma dal club che non può garantirgli le sue stesse ambizioni.



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