Radja Nainggolan

(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini/D. Stoppini) La svolta temuta (o desiderata) stavolta può arrivare davvero. La trattativa tra l’Evergrande di Cannavaro e la Roma per l’acquisto di Nainggolan è entrata nel vivo la scorsa settimana e anzi, se non ci fosse stato un intoppo, poteva essere già conclusa. Cessione di un big doveva essere e cessione di un big di fatto è stata apparecchiata. Sì, perché l’allenatore ex campione del Mondo (dopo aver parlato a suo tempo con Di Francesco) ha già contattato al telefono il belga, ricevendo un assenso di massima.

L’INCONTRO – Così venerdì scorso tutte le parti (mediatori compresi) si sono visti a Trigoria, ponendo le basi di un accordo che avrebbe portato nelle casse giallorosse circa 50 milioni di euro, consentendo al club di sistemare il bilancio – il valore attuale del belga sulla carta è di 7,2 milioni e quindi potete immaginare la plusvalenza – e investire subito una parte della somma in questo mercato.

LUXURY TAX – Nainggolan ceduto: questo era, questo potrebbe ancora essere. C’è stato uno stop, questo sì, per «colpa» della luxury tax, che di fatto raddoppia per i club cinesi il costo di un qualsiasi affare sopra i 6 milioni. In altre parole: se il Guanghzoupagasse 50 milioni alla Roma, ne dovrebbe altri 44 (ovvero i 50 meno i 6 milioni della franchigia) alla Federcalcio cinese. Ecco perché si starebbe studiando un affare in prestito con obbligo di riscatto. Al giocatore, invece, sarebbe garantito un ingaggio monstre, superiore ai 12 milioni. Alla luce delle linee guida date dal presidente Pallotta a Londra, la questione è apertissima. L’Evergrande infatti – dopo un breve innamoramento per Witsel – ha virato su Nainggolan perché il belga, di origini indonesiane, potrebbe giocare la Champions League asiatica non in quota stranieri. Da notare, tra l’altro, come Nainggolan non sia l’unico giocatore della Roma richiesto in Cina, visto che – da Dzeko a Strootman – le suggestioni non mancano. E non sfugga la tempistica dell’operazione: le parti sono al lavoro dall’autunno, non è stato certo il «caso Capodanno» ad accelerare l’affare. Anzi, raccontano i bene informati, quel video avrebbe in verità rallentato il tutto. La multa e la mancata convocazione successive, poi, hanno aggiunto solo pepe. E ora possono prestarsi a molteplici chiavi interpretative. Di certo c’è che quel rinnovo fino al 2021 firmato da Nainggolan a luglio oggi sembra lontano un secolo.



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