Certe cose fatte in un derby valgono di più. Restano nella memoria collettiva di una tifoseria, vengono ritirate fuori anche ad anni di distanza, per sfottò verso gli avversari o semplicemente per cullarsi nel ricordo: «Quella volta che…». La giocata di Radja Nainggolan al 35’ della ripresa del derby vinto dalla Roma sulla Lazio per 2-0 appartiene a questa categoria.

Il «numero» del belga ha origine dal lavoro di copertura del centrocampista di Spalletti che a dieci minuti dalla fine del match arretra al limite della propria area e va a contrastare Immobile che cercava l’incursione partendo dalla fascia sinistra e accentrandosi. Nainggolan stoppa il tentativo di dribbling dell’attaccante biancoceleste toccandogli la palla con la punta del piede sinistro. Il pallone quindi si dirige verso la linea laterale e prima che arrivi Lulic a impossessarsene, Nainggolan si esibisce in un triplice e rapidissimo tocco suola di piede destro-interno sinistro-punta piede destro che evita l’intervento del bosniaco. Tutto qua? Per nulla. La palla dopo questa prima giocata del belga si trova all’altezza della linea laterale, dove proprio Lulic e Immobile in raddoppio lo chiudono in modo all’apparenza definitivo. Ma qui avviene la seconda prodezza in pochi secondi. Nainggolan controlla la palla appena un attimo prima che varchi la linea laterale, con un altro tocco di suola la indirizza verso la metà campo e con una piroetta si gira e lascia sul posto i due avversari, scatenando la parte giallorossa dell’Olimpico. Un gesto tecnico straordinario, alla Zidane, alla Ronaldinho per usare termini di paragone eccelsi, una prodezza contro i rivali cittadini che ai tifosi giallorossi avrà ricordato un’altra giocata strepitosa in un derby, il triplice «sombrero» di Cafu ai danni di Nedved nella sfida del 17 dicembre 2000, anche quella vinta dalla Roma grazie a un autogol nel finale di Negro.

(Gazzetta dello Sport)



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