Non è un mediano. Non è un regista. Non è una mezzala. Non è un trequartista. È un po’ di tutto. Radja Nainngolan è un centrocampista che rientra a pieno titolo nella definizione neologista di «tuttocampista». Corre, imposta, fa assist, fa gol. È al momento il migliore centrocampista d’Italia e probabilmente tra i primi in assoluto in Europa. E quindi al mondo. Un talento unico, atipico. Una benedizione per la Roma. Amato dai compagni, idolatrato dai tifosi, temuto dagli avversari.
A quasi 29 anni ha raggiunto la piena maturità calcistica e negli ultimi anni ha affinato notevolmente la tecnica e limato quella tendenza ad entrare troppo duro sugli avversari che ha pagato con ammonizioni e qualche espulsione di troppo. Quello che non ha ancora del tutto migliorato è l’esuberanza fuori dal campo. Il carattere forte che Nainggolan mostra in campo è lo stesso che ha fuori, con pochi filtri. Un carattere formatosi da un’ infanzia non facile, con il padre di origine indonesiana che abbandonò lui, la madre belga e i fratellini quando era soltanto un bambino. Si racconta che in gioventù fosse dedito agli eccessi. Ragazzate, forse, capitoli di vita passata, in ogni caso.
Ora Radja è anima e core della Roma di Spalletti. Fondamentale in campo nella rincorsa giallorossa alla Juventus, decisivo per tecnica e forza che trascina i compagni. La scorsa estate il Chelsea di Antonio Conte ha offerto 50 milioni di euro per il suo cartellino. Niente da fare né per i giallorossi, tantomeno per lui perché il «ninja», ha deciso di sposare la Roma. D’altra parte il ninja del centrocampo è un giocatore unico. Che lo cerchino in tanti è normale; che lui trascini la Roma è naturale. Tra un ringhio e l’altro in campo e fuori, anche con qualche sigaretta di troppo. Lui entra in tackle su tutti, anche sulle polemiche. E riparte. Sempre.
(Il Giornale)
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