Radja Nainggolan

(Il Tempo – E. Menghi) No Radja, no party. Che l’esclusione di Nainggolan dal Mondiale fosse una scelta impopolare si sapeva, ma in meno di 24 ore il Belgio si è ritrovato a dover gestire una vera e propria protesta dei tifosi, con tanto di petizione online da 35 mila firme e sit-in sotto la Federcalcio. Tutti contro il ct Martinez, reo di «aver privato un’intera nazione di uno dei migliori giocatori solo per divergenze personali», scrivono sui social i contestatori. L’account ufficiale dei Diavoli Rossi ha dovuto prendere una posizione «scomoda» confermando la piena fiducia nel lavoro, e quindi nelle scelte, dell’allenatore, precisando però che «comprende questa reazione, la prova di tanta passione». Il tutto è beffardamente contornato dagli scatti del centrocampista testimonial della campagna «red together» promossa dalla stessa Federazione, consapevole del potere mediatico di Nainggolan. Nessuno più di lui infiamma la gente, nessuno come lui divide. È un calciatore sopra le righe e non l’ha mai negato, ma dà tutto in campo. La Roma conosce le due facce del belga, Di Francesco non gli ha fatto sconti dopo il video di Capodanno e questo lato del carattere di Nainggolan, lo stesso che lo porta a dire «almeno avrò 5 settimane di vacanza», è un elemento considerato a Trigoria in tempi di mercato.

I giallorossi hanno ascoltato le offerte/richieste di Chelsea, United, Inter e lo scorso gennaio ha bussato pure la Cina. Una riflessione è sempre stata fatta e lo stesso accadrà (eventualmente) quest’estate. Né la società né il tecnico lo ritengono un incedibile, mentre i tifosi lo rincuorano: «La Roma sarà la tua Nazionale». Della serie: proviamo a vincere insieme. Il futuro del giocatore non è così chiaro, lui nella capitale sta benissimo e, come ripete spesso, è lo stile di vita ad interessarlo più dei soldi, ma a 30 anni potrebbe essere il momento dell’ultimo contratto importante. La porta in faccia della Nazionale non sembra averlo abbattuto e riesce pure a sdrammatizzare: «Sono nel Guinnes dei primati: l’unico giocatore a cui non è stato permesso di andare al Mondiale per due volte di fila. È talmente incomprensibile che riesco già a riderci su. Meritavo di esserci». Anche il modo scelto da Martinez per comunicargli la decisione ha fatto discutere: «È venuto a Roma a dirmi: “Se fossi un allenatore di club, costruirei una squadra su di te. Ma in nazionale non è possibile”. Pensava che mi sarei comportato male in panchina e ha avuto paura di avere problemi portandomi in Russia».

Una scelta dovrà farla anche l’Uefa il 31 maggio sui fatti di Liverpool: dopo quello sul ritorno, aperto un procedimento disciplinare per la semifinale d’andata. Ha detto sì a Veronica, invece, Pellegrini nella chiesa di San Giovanni e Paolo al Celio: presenti i compagni di squadra De Rossi, Florenzi ed El Shaarawy.



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