(La Stampa) Qui stadio Olimpico, a voi San Paolo: e sarà una notte in cui perdersi, ringraziando il calcio italiano per avercela regalata. Lo scudetto, la Champions, che cos’altro volete da una giornata in cui non ci si nega niente, né i brividi, né il pathos? Napoli, ore 20,45, un’occhiatina, neanche troppo distratta, a quel ch’è appena capitato altrove, per esempio in Lazio-Juventus, e un’altra, curiosa e feroce a quel che dovrà succedere poi, evitando i calcoli, pensando per sé, sapendo che non ci si può abbandonare ad alcun tipo di riflessione: avanti tutti, perché ne vale la pena. Va avanti il Napoli, per dovere di ospitalità, perché c’è una classifica da onorare, perché la Juventuspotrebbe essere di nuovo a ridosso o, chissà, essere stata costretta a rallentare: e allora, con i titolarissimi (Hamsik alla fine dovrebbe recuperare), Sarri tenterà di sistemare le faccende, di allungare la striscia positiva (e sono dieci vittorie consecutive), di dare una pennellata alla classifica per fare in modo di ignorare quel che capita alle sue spalle. Ma va avanti, e deve, anche la Roma, che s’è ritrovata travolta dalla sconfitta con il Milan, prim’ancora che dall’America tuonasse Pallotta contro quell’universo mediatico con il quale è in conflitto on air: «A Roma ci sono nove radio, due le ho mandate in bancarotta, me ne mancano sette». Si sente già il gracchiare, nell’etere, ma questa è tutta un’altra storia: per cominciare, Di Francesco conta di tener vive le statistiche (Sarri non ha mai battuto la Roma al San Paolo, nel biennio precedente) e manda precisi segnali: «Qui decido io e deciderò sempre io. Quando non sarà più così me ne andrò»; dall’altra parte, invece, quegli scugnizzi assatanati, cinque gol al Cagliari, in bianco solo tre volte quest’anno (contro Juve, Inter e Fiorentina) sanno che non si possono concedere occasioni, né sprecarle.
IRA PALLOTTA CON LE RADIO – Quattro punti di vantaggio (con una gara in più) aiutano il Napoli a star meglio, mica bene: anche perché se Di Francesco dovesse puntare su Defrel, ci sarebbe da preoccuparsi, constatata la capacità del francesino di scatenarsi sempre (tre reti contro gli azzurri, contro nessuno tanto «accanimento»). E invece un punto dall’Inter e due dalla Lazio sono già tanti per sentirsi un po’ agitati alla Roma, costretta a prendersi la qualificazione in Champions per potersi consentire una estate al sole, senza troppe preoccupazioni, consapevole che prima o poi arriverebbe un bonifico dalla Uefa per quella coppa che dispensa danaro e soprattutto ha il potere di poter spegnere le polemiche e (forse) anche le radio. Altrimenti a Pallotta converrà cambiare canale.
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