C’era una volta il Derby del Sud, le carovane colorate in viaggio sull’Autosole da Roma a Napoli o viceversa, il gemellaggio tra le tifoserie e la gricia che s’accoppiava con la pizza. Altri tempi. E altro calcio. Oggi il Derby del Sud, un tempo la rappresentazione più popolare, più verace del calcio d’Italia, si è trasformato nel Derby del Mondo, visto che tra Roma e Napoli ci sono calciatori addirittura di 20 Paesi. Qualcosa di impensabile il 19 ottobre del 1980, giorno del primo Napoli-Roma (4-0) dopo la riapertura delle frontiere: venti italiani in campo e due stranieri, l’olandese Krol in maglia azzurra e Paulo Roberto Falcao con quella giallorossa. Domani, a giudicare dalle indiscrezioni della vigilia, potrebbero/dovrebbero essere soltanto due, massimo tre gli italiani titolari, cioè De Rossi e Florenzi da una parte e Gabbiadini dall’altra. Nulla di inedito, per carità, nel nostro campionato; ma quando ci sono di mezzo Roma e Napoli, le due città italiane più famose nel mondo e più frequentate da turisti, l’invasione straniera anche nel calcio fa sempre uno strano effetto.

DA TOTTI A EL SHAARAWY – Al di là di tutto, il Paese più rappresentato sull’asse Roma-Napoli è l’Italia, con 10 calciatori. Un gruppo anagraficamente (e non solo…) guidato da Francesco Totti e chiuso da Stephan El Shaarawy. Poi c’è il Brasile, con 8 elementi, cinque della Roma e tre del Napoli considerato Jorginho che ha indossato la maglia della Nazionale azzurra. Quindi l’Argentina, con 4 romanisti (ma Iturbe gioca con il Paraguay) e, a sorpresa, la Polonia con tre partenopei (Milik è convalescente, si sa) e un romanista. Foltissima la colonia africana, mentre c’è un solo giocatore a rappresentare Paesi calcisticamente fortissimi come Francia, Koulibaly, e Germania, Ruediger. Il Belgio vanta due uomini a Roma e uno a Napoli; a quota 2 c’è la Romania insieme con la Croazia. Tre gli spagnoli, nessun inglese. Un solo figlio del calcio campione d’Europa, il Portogallo: Mario Rui.

W LA TOSCANA – Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, è nato a Roma; quello della Roma, James Pallotta, è nato a Boston. Italianissimi, invece, entrambi gli allenatori. Toscani, quasi vicini di casa; Lucio Spalletti il reuccio di Montespertoli; Maurizio Sarri (nato a Napoli, però) il boss di Figline Valdarno. Cinquantotto chilometri di distanza e di rivalità. Da una parte 375 panchine nella massima serie; dall’altra soltanto 83. Eppure sono coetanei, ma i loro percorsi professionali sono stati molto diversi. Lucio ha vinto 170 partite, Maurizio 37, ma entrambi non si accontentano. Domani ci sarà in palio il ruolo di rivale della Juventus: vietato non vincere, perché un pareggio andrebbe direttamente a favore dei campioni d’Italia. Troppo facile scommettere sul fatto che il protagonista non sarà un italiano. Perché, tanto per dirne un’altra, la difesa della Roma e quella del Napoli saranno composte esclusivamente da giocatori stranieri. Basti pensare che su sei portieri in totale (tre per parte), c’è soltanto un figlio d’Italia, Sepe, il “terzo” del Napoli.

(Il Messaggero – M. Ferretti)



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