Mohamed Salah

In controtendenza. Nel momento in cui il campionato italiano sembra essere diventato l’Eredivisie olandese (ma un ritorno ad un torneo a 18 squadre, non è proprio possibile?) dove tutti segnano a raffica, la Roma si riscopre operaia. Un volto nuovo, dei tanti, che nel 2017 Spalletti ha saputo regalare al gruppo. Un gol al Genoa, un altro all’Udinese, un altro ancora al Cagliari. Tre reti per nove punti. Paradosso vuole che l’unica volta che ne ha segnati due, a Genova, la Roma ha perso la partita. È un discorso legato agli equilibri, alle distanze tra i reparti che porta al clean sheet. Tradotto: al non subire reti. In questa stagione è già accaduto nove volte che diventano dodici considerando le coppe.

L’AGO DELLA BILANCIA – In controtendenza anche con se stessi. Perché la rimonta al secondo posto, poi vana, dello scorso anno corse invece sul binario del gol. Quarantasette in 18 partite: 2,6 a gara. Il problema in quel caso furono le reti subite: 18, una ogni 90 minuti. Un po’ quanto accaduto nella prima parte di questa stagione, quando a fronte di un attacco che girava a mille (33 centri in 14 gare, sino al derby, dove avviene la trasformazione tattica con Peres alto al posto di Salah infortunato), c’era una difesa che faceva acqua (16). Cosa accadrà ora con il ritorno dell’egiziano, disponibile già per la trasferta di Crotone? Perché è inutile girarci intorno, l’ago della bilancia è lui. Ad ammetterlo, indirettamente, è stato proprio Lucio, in due post-gara con Inter e Pescara: «Momo deve essere più efficace in fase offensiva, anche perché se non capitalizza quello che i suoi strappi gli permettono di costruire, poi la squadra va in affanno, visto che lui non dà molto nei ripiegamenti. Se fa come a Napoli va bene, altrimenti deve essere più incisivo visto che poi manca un uomo sotto palla. E si va in difficoltà». In Italia normalmente vengono premiate le difese. Tuttavia la mediocrità tecnica di un campionato che vede Mertens, un trequartista, capocannoniere del torneo con 16 reti segnate in appena 4 mesi, lascia aperto il dibattito. L’ultima parola spetta a Lucio.

(Il Messaggero – S. Carina)



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