(Il Tempo – S. Mancinelli) Nella foto scattata alle 18, un’ora e mezza prima dell’inizio della partita tra Liverpool e Roma, si nota come il viale sotto la curva dei Reds – dove è avvenuto l’agguato degli ultras giallorossi al tifoso irlandese Sean Cox – sia incredibilmente deserto. Almeno per come siamo abituati, soprattutto nella Capitale, a vedere lo stadio Olimpico prima di qualsiasi incontro, perfino di quelli meno a rischio. «Nessun poliziotto era presente a presidiare la stazione né il famoso pub degli inglesi – spiega Andrea Cecchini, Italia Celere – né tantomeno il viale che porta al settore ospiti, all’entrata del quale ci sono solo quattro poliziotti (tra i quali una donna) con un fratino giallo – quindi non in tenuta antisommossa – che aspettano l’arrivo dei 2500 tifosi giallorossi. Non hanno controllato nessuno, nel pregara di una partita ad altissimo rischio».
Moltissime le critiche fatte a un sistema di ordine pubblico definito assente, improvvisato, «folle». Nel sentiero che porta allo stadio, nel bel mezzo di un prato enorme aperto, camminavano beatamente romanisti e inglesi insieme, senza transenne né agenti a scongiurare possibili contatti. «Alla fine della partita, oltretutto, non era illuminato e non c’era un poliziotto – conferma Cecchini -. I romanisti che avevano parcheggiato la propria auto all’area di sosta in fondo hanno subito agguati dagli inglesi. È il modo, questo, di gestire un evento simile?».
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