Rassegna stampa
“No a più di mille tifosi negli stadi del Lazio”
NOTIZIE RIAPERTURA STADI – Il Lazio batte i pugni alla Conferenza delle Regioni e dice no alla riapertura degli stadi con un numero massimo di spettatori fino al 25 per cento della capienza con obbligo di indossare la mascherina e posti assegnati, proposta condivisa dagli altri rappresentanti degli enti territoriali e sottoposta al governo. Mentre la delegata, l’assessora al Bilancio Alessandra Sartore, lascia il tavolo in segno di protesta, è il governatore a blindare la posizione in linea con il suo assessore alla Sanità, Alessio D’Amato («Riaprire gli stadi è un errore, un messaggio negativo per i cittadini che stiamo invitando alla massima prudenza»).
Nicola Zingaretti stronca l’idea che all’Olimpico possano accedere attorno alle 20mila persone in disaccordo con l’approccio aperturista di alcuni esponenti dell’esecutivo, dal viceministro della Sanità, Pierpaolo Sileri, al responsabile dello Sport, Vincenzo Spadafora: «Da presidente del Lazio lo escludo. Dobbiamo innanzitutto garantire le ragazze e i ragazzi italiani che la scuola non si interrompa, che l’università non si interrompa, che non si ripiombi di nuovo in un lockdown che rifermi di nuovo produzione e commercio. Bisogna limitare forme di assembramento o che hanno quelle proporzioni».
Il nodo non è la demonizzazione del calcio, tanto più in un territorio altamente competitivo con due squadre in serie A (Roma e Lazio) e una in serie B (il Frosinone), ma garantire l’istruzione: «Anche solo teorizzare assembramenti di 20mila perone io non lo condivido perché voglio bene all’Italia, voglio bene alla nuova generazione che ha diritto di studiare e tornare presto alla normalità. Dobbiamo stringere i denti come abbiamo fatto in passato, guai a rimettere indietro le lancette dell’orologio».
Il ragionamento si cristallizza nell’ordinanza che ridimensiona l’impatto degli eventi calcistici calibrandoli su quote di riempimento più compatibili con lo scenario attuale caratterizzato da un aumento dei contagi. Per i prossimi match (Roma-Juve del 27 settembre e Lazio-Inter del 4 ottobre) l’accesso all’Olimpico sarà consentito «a un massimo di mille persone all’aperto». Il pubblico potrà disporsi soltanto nei settori «in grado di assicurare la permanenza delle persone presso la postazione seduta pre-assegnata per l’intera durata dell’evento». Gli organizzatori dovranno garantire controllo e contingentamento dei flussi segnalando i posti non utilizzabili (la distanza minima tra uno spettatore e l’altro dovrà essere di almeno un metro frontalmente e di lato). Dovranno inoltre essere forniti igienizzanti per le mani a tifosi e personale.
Il pugno di ferro del Lazio, che si dissocia dalle altre regioni e tiene il punto, riflette anche le divergenze di vedute nel governo. In asse con Zingaretti, e in contrasto con la linea più possibilista del suo vice, il Cinque stelle Sileri, il ministro della Sanità, Roberto Speranza, ribadisce: «La scuola è una priorità assoluta. Non credo, lo dico con tutto il rispetto e da grande tifoso, che gli stadi abbiano la stessa priorità. Vorrei riportare mio figlio a seguire la Roma, ma voglio prima di tutto che vada a scuola, che possa incontrare i compagni e gioire dei momenti di socializzazione che la scuola offre».
Nel frattempo, da «Sport & Salute», la società proprietaria dell’Olimpico presieduta da Vito Cozzoli, fanno sapere di essere pronti: «Abbiamo sia il protocollo sia le infrastrutture per garantire la fruizione dello stadio in sicurezza a ben più di mille spettatori, ma ci atteniamo alle disposizioni che arrivano dalle istituzioni». Quel che è certo è che una soluzione intermedia, di compromesso, potrebbe essere meno praticabile degli estremi. Tradotto: sul piano organizzativo, ma soprattutto della sostenibilità economica, se dovesse essere cassata l’ipotesi dei 25mila spettatori, in termini di costi potrebbero essere più gestibili mille ingressi anziché 1omila.
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