Tammy Abraham

AS ROMA NEWS EMPOLI ABRAHAM – Servono i suoi scatti, la sua gioia di giocare a calcio, accompagnata da quella serenità espressa da sorrisi e smorfie che contagia compagni di squadra e tifosi. O forse, senza volerci girare troppo intorno e limitandosi al prosaico, i suoi gol. Mettetela come preferite: alla Roma in crisi d’identità – dopo il doppio ko di Udine e Razgrad – serve ritrovare il vero Abraham, scrive Il Messaggero.

Quello dei 27 gol stagionali al primo anno in Italia ma soprattutto quello al quale erano bastati appena 90 minuti al debutto contro la Fiorentina, per far dimenticare un certo Dzeko, ex capitano e terzo marcatore del club dopo Totti e Pruzzo con 119 reti in 260 partite giallorosse. Chissà se Tammy avrà tempo e forza di insidiare il podio del gotha romanista per eccellenza. Ciò che più conta oggi è il presente. E il presente si chiama Empoli.

La Roma deve scrollarsi di dosso il grigiore che l’ha accompagnata in questa settimana. E chi meglio dell’imprevedibile Tammy può tornare a colorare i sogni dei tifosi romanisti? Lo scorso anno al gigante di Camberwell bastarono 9 minuti (dal 24′ al 33′) al Castellani per regalarsi la quarta doppietta stagionale (alla fine sono state 6). Ora ci riprova.

Giovedì la Roma l’ha vista in tv, per un trauma contusivo alla spalla riportato nel match alla Dacia Arena che ha consigliato Mourinho di risparmiargli il viaggio in Bulgaria. Il centravanti ne ha approfittato per riposare e recuperare anche se da inglese non è rimasto impassibile alla morte della Regina Elisabetta, lasciando traccia del suo dispiacere su Instagram (“Rest in perfect peace”, il suo messaggio).

Ieri è tornato ad allenarsi insieme ai compagni, candidandosi per domani ad una maglia da titolare. Lo ‘zio’ Mou ci conta. Il rapporto tra i due è speciale a tal punto che José, nel giorno del suo unico gol stagionale a Torino con la Juventus, si è lasciato andare definendo la prova del centravanti “orribile”. Tre giorni, con due gol sbagliati sulle spalle contro il Monza, ecco il José in versione adulatore esaltare una prova non entusiasmante: “Finalmente il Tammy che conosco”. Bastone e carota. Come un musicista esperto, José sa toccare le corde giuste. Ed è consapevole che ci sarà pure una Roma con Zaniolo e un’altra senza, ma il discorso si può estendere tranquillamente a Abraham.

La Roma ha bisogno dei suoi gol. Perché è certamente vero che i problemi attuali della squadra sono perlopiù nella composizione della mediana e in una difesa che ultimamente fa acqua da tutte le parti, ma davanti si continua a segnare con il contagocce, nonostante un Dybala in più. I numeri sono impietosi: nella passata stagione dopo 7 gare (comprese le due con il Trabzonspor nei preliminari di Conference) i giallorossi erano andati a segno 21 volte (media 3).

Ora, in 6 partite, si va poco oltre il golletto striminzito a match (7 centri in 6 gare). E curiosità vuole che nel raffronto ci siano due partite con altrettanti squadre bulgare (5 reti al Cska Sofia, una appena al Ludogorets). Eppure la Roma crea. Magari è troppo lunga in campo ma anche l’altra sera in Bulgaria prima di pareggiare con Shomurodov ha sprecato perlomeno 5-6 occasioni nitide. E lo stesso era accaduto a Salerno o con il Monza dove nonostante i tre gol segnati, Paulo e compagni avevano concluso 15 volte in porta, 8 nello specchio, sprecando l’impossibile. Tammy è ancora fermo a quota 1.

C’è un po’ di tutto, in questo avvio con il freno a mano tirato. Un modo diverso di giocare (più spalle alla porta rispetto allo scorso anno, stile Dzeko per intenderci) che lo vede da unico punto di riferimento dover ora dividere gli spazi con Dybala; una condizione atletica ancora da affinare che lo fa sembrare più macchinoso rispetto al solito; killer instict un po’ annacquato e chissà che non ci sia anche il pensiero inconscio del mondiale in Qatar tra un paio di mesi. Se è vero che non siamo nemmeno a metà settembre, urge ritrovare il vero Abraham. Già domani. Il campionato e l’Europa League non aspettano.



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