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Rassegna stampa

No Dzeko, no gol: la prima Roma si ferma al palo

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NOTIZIE VERONA-ROMA 0-0 – Falsa partenza: metà partita non basta alla Roma, con la lingua di fuori nella ripresa. Impotente contro il Verona dimezzato nella rosa tra assenze e cessioni: 0-0 al Bentegodi. Dove Dzeko resta in panchina: la conseguenza è il digiuno. Juric punta sul coro che è intonato, Fonseca sul singolo che stecca. E il gioco proprio non appare. Mancano le idee e ancora qualche titolare. 

Promessa mantenuta: al debutto in campionato, dentro il cesto impolverato del Bentegodi dove urla forte dalla tribuna stampa l’allenatore Juric (squalificato per l’espulsione del 15 luglio all’Olimpico proprio contro i giallorossi: in panchina Paro), ecco che si presenta Dan Friedkin. Il texano è con il figlio Ryan. E con Mark Watts, presidente del gruppo, e il ceo Fienga. Il texano prende, insomma, subito le distanze dalla proprietà uscente e assente. E mette il timbro già al via della serie A. Anche se la delusione è grande per la prestazione a metà della squadra. Che vuole ricambiare subito dando un senso al blitz, non annunciato, del nuovo presidente.

Friedkin vuole vedere la Roma dal vivo dal vivo e tenere il gruppo sotto pressione. A cominciare dall’allenatore. Fonseca fa il possibile per partire bene davanti al texano. E, confermando il 3-4-2-1, punta sulla qualità degli interpreti. Così piazza Cristante, centrocampista più offensivo che di interdizione, in mezzo a Mancini e Ibanez in difesa, e sceglie la formula del doppio trequartsita, con l’esordiente Pedro, in campo per la prima volta dopo l’infortunio del 1° agosto in FA Cup, e il capitano Pellegrini che si dedicano al falso nove Mkhitaryan.

Lo spirito, almeno all’inizio, è giusto. Controllo del match, in alcune fasi alzando il ritmo e quindi andando in pressing a soffocare il Verona che, però, non è quello dell’ultimo campionato. Più povero e meno competitivo. Si mette allo specchio, con il 3-4-2-1, senza l’aggressività che lo portò al 9° posto in classifica. Ma ai giallorossi manca da morire il centravanti. Che è al Bentegodi, tra i 21 convocati. Disponibile, dunque. Eppure non entra, perché promesso alla Juve.

Dzeko sorride al futuro, inquadrato dalle telecamere, evitando di sfoggiare il muso per l’attesa che lo infastidisce. La sua assenza, o magari quella di Milik, cambia la storia del 1° tempo. Spinazzola vola a sinistra e cerca di mandare a dama Mkhitaryan e Pedro. Che, però, fanno cilecca. Il dominio è evidente, delude invece il raccolto. Con 16 tiri, 5 nello specchio, aspettando l’intervallo, non arriva il vantaggio. Anche Veretout partecipa all’assedio, Diawara resta invece sul posto.

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Il Verona resiste e la Roma, colpevole di aver sprecato la raffica di chance sparando a salve, rischia di andar sotto già nel 1° tempo. Tameze entra in area e conclude: Mirante, chiamato in causa per l’esclusione di Pau Lopez, devia: la palla si stampa sulla traversa prima del salvataggio di Cristante. I pericoli aumentano nella ripresa. I giallorossi si abbassano. Schiacciati più dalla mancanza di fiato che dalla spinta della squadra di Juric. Tameze è ancora protagonista. Salta Mirante, ma non inquadra la porta. Come fa Di Carmine, ancora su affondo di Tameze.

Dimarco prende con lo stesso tiro la traversa e il palo. Spinazzola replicherà colpendo la traversa.Crollo fisico della Roma, con l’allenatore che ritarda a intervenire. Karsdorp si fa male, entra Santon. Poi Kluivert per Pellegrini e, prima del recupero, Villar per Diawara. Il portoghese forse dimentica che di sostituzioni ne può fare 5. Quelle del collega che, dalla tribuna, riesce a rendere decente anche il Verona incompleto di questi tempi. Fonseca, invece, insiste a fine partita. Chiede di migliorare la rosa: «Mi servono un attaccante e anche Smalling perché Kumbulla non basta». E spiega l’esclusione di Dzeko: «Ho voluto preservarlo. È stata una settimana complicata per lui»

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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