Edin Dzeko

(La Stampa – M. De Santis) Solo sorprese sgradite dentro l’uovo di Pasqua romanista: 2 punti smarriti a Bologna e l’enorme dubbio se imbarcare sul volo per Barcellona l’acciaccato Nainggolan (risentimento muscolare al flessore destro). Nel bagaglio a mano di una Roma ritornata lunatica e volubile, in attesa dei verdetti degli esami per il belga (e Under), non può mancare la bussola Dzeko. C’è una squadra – bella o brutta che sia – con il totem bosniaco (18 reti e 5 assist stagionali), non c’è neanche l’ombra senza: la sentenza arrivata da Bologna. Annacquata dal ko di Nainngolan, abbandonata dagli ectoplasmi Schick («non mettiamolo in croce », l’appello di Di Francesco) e Strootman (palo a porta vuota) e colpita da una stoccata di Pulgar, la Roma ha rivisto un po’ di luce con l’intervento d’emergenza di testa di Dzeko, uscito dalla panchina («me lo ha chiesto lui di non partire titolare», la precisazione del tecnico). Troppo poco, comunque, per ribaltare il Bologna. «Una Roma così – ringhia Di Francesco – non può bastare a Barcellona». Forse neanche a mantenere il 3º posto.



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