Non sempre rose e fiori. Pacche sulle spalle, standing ovation, il rispetto del difensore che sceglie di salvaguardare le tue gambe a scapito della sua prestazione. Non sempre. A volte capita che devi giocare contro il pregiudizio di quelli che ti considerano un bullo, un simulatore, uno che, in quanto romano, ha solo difetti. Quindi, fischi. A prescindere. Così, tanto per cominciare. E’ successo a Totti in vari campi, anche quelli più sperduti. Più facile ricordare gli insulti di Ascoli o il tutti in piedi di San Siro? Oggi il capitano ricorda tutto, ma qualche ferita non si è mai rimarginata, perché ancora si chiede come mai tutto quel rancore per certi versi immotivato e figlio della superficialità, da dove fosse scaturito. Spesso il nemico è oltre il campo, sugli spalti. A volte sono gli avversari ad aspettarti al varco, a volte il nemico te lo trovi in casa e fa di tutto per allontanarti. E’ successo quasi a inizio carriera e un po’ verso la fine, la Roma in tutti questi anni è stata la fidanzata fedele e l’amante che non dà mai l’esclusiva. Il nemico spesso lo trovi dentro di te: a volte Totti si è scontrato coi i suoi tifosi, a Siena, durante Roma-Perugia l’anno dello scudetto, spesso insomma. Altre si è difeso (o ha attaccato) dai suoi allenatori. Chissà se Totti ricorda bene quei giorni angusti trascorsi con Carlos Bianchi, il marziano che voleva Jari Litmanen e che aveva praticamente ceduto alla Sampdoria quello che poi sarebbe diventato il più grande calciatore della storia della Roma. Chissà. Ma sì, li ricorda perfettamente. Totti sta/stava a Carlitos come Montella a Capello. Questione di nemici, di due che proprio non si prendono. C’eravamo tanto odiati, potrebbero dire oggi. Se non ci fosse il nemico, non si apprezzerebbe la bellezza dell’amico. La bellezza dell’amico Capello che, ai tempi, gli rimproverava di essere solo un capitano in grado di portare il gagliardetto. Ma poi con Fabio ha vinto lo scudetto, nonostante la nottata di Napoli, chi vuole ricordare, ricordi.

LA RASSEGNA DAL FRONTE Il nemico avversario per eccellenza, la Lazio. I laziali, con varie espressioni che via via avevano un nome e cognome. Anche Nesta, da amico, era diventato un nemico, complice quella maglia da derby esposta per la sua prima vittoria contro i biancocelesti. Nesta, poi Di Canio, avversario dentro e fuori, così come tanti laziali che lo hanno sempre preso di mira e aspettato al varco. Laziali che, dalle varie tv, si sono fatti una bella pubblicità manifestando il loro disprezzo per Francesco. Ma pace. Laziali e semi laziali, vedi Veron, personaggio insopportabile in campo (per lui e viceversa), poi per un periodo anche Mihajlovic. E di Colonnese, vogliamo parlarne? Ricorderete tutti lo schiaffone e le provocazioni. Un trappolone cui il capitano della Roma era caduto alla grande. Rizzoli è stato il nemico ma per quel ripetuto vaffa che ha pagato per un bel po’ di tempo. Da un arbitro a un altro, Moreno. Anche lì s’è beccato del coatto, ma poi tutti hanno capito chi era Moreno. Come tanti giocatori si sono resi conto chi fosse Poulsen, anche se Totti, con quello sputo ha fatto da apripista condannato alla gogna. Francesco si è sentito dire e dare del mercenario da Alino Diamanti, che aveva deciso che fosse semplice sentirsi bandiera ricoperto di tutti quei soldi che ha guadagnato. Diamanti, quello che è andato in Cina, ha guadagnato ed è tornato in Italia. A volte Totti avrebbe voluto dare un bel calcione a tutto e tutti. S’è sfogato solo con Balotelli, che s’è preso una bella pedata nel sedere. Errore, ma forse ne ha voluto colpire uno per educarne di più.

(Il Messaggero – A. Angeloni)



FOTO: Credits by Shutterstock.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA

🚨SEGUICI IN DIRETTA🚨