NOTIZIE AS ROMA – Un mister che se la prende con ragazzini presunti egoisti e con veterani con presunti problemi di tenuta mentale. Un presidente che si dice disgustato ma poi delega ogni scelta. Un Ds che difende l’allenatore forse perché non c’è di meglio, forse perché davvero convinto del suo valore, ma che come unica mossa immediata rispolvera la più vecchia del calcio: il ritiro punitivo.

Un simbolo, Totti, impegnato a mediare con i calciatori offesi: le famiglie possono andare in visita in una Trigoria meno Guantanamo e più Mulino Bianco. Il tutto sullo sfondo di numeri da paura: 21 punti in 15 partite. Ecco, tutto questo provoca ancora rabbia. Una continua, persistente rabbia.

Così grande che andrebbe presa come un regalo più che come un attacco: perché è la coda furiosa, è il fuoco che fa capire quanto sia ancora vivo l’amore. Quanto poco basterebbe per proteggerlo. Altrimenti il rischio è che dopo la rabbia, ci pensino a Trigoria, subentri l’indifferenza. Ed è questa la partita che non possiamo, non dobbiamo perdere. Nè loro, né noi.

(Corriere della Sera – P. Di Caro)



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