RASSEGNA STAMPA STADIO DELLA ROMA – La data cerchiata di rosso sul calendario del dipartimento Urbanistica è il 12 giugno. È la deadline per presentare osservazioni e obiezioni al progetto Tor di Valle, la controversa operazione calcistico-immobiliare che ruota attorno al nuovo stadio della Roma, con annesso «Ecomostro» di uffici e negozi. Il conto alla rovescia dice meno 11, ma già si intravede che, anche a questa curva del percorso, spunteranno fuori diversi ostacoli. Il primo è un atto di «opposizione/osservazione alla variante al Piano regolatore generale» messo a punto da un pool di urbanisti guidato da Francesco Sanvitto, l’ex capo del Tavolo Urbanistica del Movimento Cinquestelle, poi epurato per avere ribadito la contrarietà al progetto Tor di Valle, mentre i consiglieri comunali grillini facevano una piroetta e votavano a favore.
L’atto di opposizione alla variante, che Il Messaggero ha potuto leggere, è corredato da un parere formulato dall’avvocato Andrea Pavanini del foro di Venezia. Le contestazioni all’operato del Campidoglio sono almeno due. La prima riguarda la zona scelta per realizzare lo stadio e il mega-centro di uffici e negozi. Un’area come noto a rischio inondazione, classificata con i più alti livelli di pericolosità, «R3» e «R4». Il Piano nazionale di assetto idrogeologico, varato dal governo nel 2006, esclude che in questo tipo di aree si possano «realizzare centri commerciali, direzionali, turistico-ricettivi previsti nel progetto in esame», evidenziano i ricorrenti. Quindi la variante urbanistica che il Campidoglio dovrebbe ratificare e votare a luglio sarebbe «illegittima, prevedendo un’edificabilità non ammessa dal Pai».
I DUBBI DELL’AUTORITÀ – I privati che sognano l’affare Tor di Valle si sono impegnati a mettere in sicurezza la zona, ma solo con la variante in tasca, approvata dal Campidoglio. Secondo l’atto di opposizione la bonifica dovrebbe essere invece «preventiva» al voto della delibera in Consiglio comunale. Perché solo dopo questi complessi interventi la zona non sarebbe più a rischio inondazione, la pericolosità sarebbe «declassata» e verrebbero meno i paletti della legge sull’assetto idrogeologico. Anche l’Autorità di Bacino, si legge nel documento, «nel parere del 20 gennaio 2017 ha manifestato dubbi circa la possibilità di adottare e approvare la variante urbanistica per lo stadio a Tor di Valle in presenza del vincolo imposto dal Pai su tale area, senza che sia preventivamente intervenuto il provvedimento di declassamento».
IL PASTICCIO DELL’ITER – L’altra contestazione è formale, ma come si sa la forma spesso è sostanza. La bozza di variante è stata pubblicata sul sito del Campidoglio ad aprile e solo a luglio, dopo l’intervallo previsto per presentare osservazioni, dovrebbe essere messa ai voti in Assemblea capitolina. Secondo l’atto di opposizione, che verrà presentato formalmente tra pochi giorni, sarebbe stato aggirato il decreto legge 50/2017, la manovrina che ha cambiato le norme sugli stadi. Il decreto prevede che «il verbale conclusivo della conferenza dei servizi», che nel caso di Tor di Valle è stato firmato il 5 dicembre 2017, venga «trasmesso al sindaco, che lo sottopone all’approvazione del consiglio comunale nella prima seduta utile». Per i ricorrenti il verbale avrebbe dovuto quindi essere votato «in via immediata», prima di essere pubblicato sul sito del Comune. Il Campidoglio invece ha deciso di aspettare le osservazioni prima del voto, mettendoperò gli elaborati online. Un cavillo, che però secondo questo gruppo di urbanisti potrebbe far annullare tutto. «Se il Campidoglio non accetterà le nostre osservazioni – dice Sanvitto – presenteremo ricorso al Tar e una denuncia per abuso d’ufficio».
(Il Messaggero – L. De Cicco)
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