«O lo Stadio (di Tor di Valle) si fa entro il 2020 o me ne vado», ha detto Pallotta, presidente della Roma, il giorno dell’addio di Francesco Totti. Con i debiti conti, significa – dati i due anni stimati per i lavori – che, per avere l’impianto in funzione, i cantieri dovranno aprire entro l’estate del 2018, per lasciare un margine agli imprevisti e ai collaudi. Poco tempo, quindi, visto che c’è ancora tantissima strada da fare prima di vedere le ruspe e le gru all’opera: la delibera nuova, il nuovo progetto, i sei mesi della Conferenza di Servizi, le gare europee. La Regione aveva dato l’ultimatum: nuove carte entro il 15 giugno o si ricomincia tutto da capo, dalla Conferenza di Servizi preliminare. Cioè un iter che richiederebbe altri mesi in più, incompatibili con la tempistica del patron giallorosso.
E il Comune, dopo i mesi sprecati con i pregiudizi ideologici dell’ex assessore all’Urbanistica Berdini, ora prova a correre. Intanto, secondo quando riferito dal presidente del Consiglio comunale, Marcello De Vito, oggi è in calendario in Campidoglio un incontro in cui l’assessore all’Urbanistica Luca Montuori illustrerà il progetto alle opposizioni. Mercoledì invece, con molta probabilità, lo stesso Montuori porterà il progetto in commissione congiunta Urbanistica-Trasporti. L’obiettivo è arrivare ad approvare la nuova delibera in Giunta subito dopo il ponte del 2 giugno per poi mandarla alla discussione in Aula, intorno al 12, per arrivare – col fiatone – ad averla pronta per la riunione del 15 in Regione. Una delibera che, rispetto a quella Marino, conterrà il famoso taglio delle cubature e l’addio alle tre torri. Altra novità sarà l’unificazione della via del Mare/via Ostiense da Marconi al Raccordo, invece che solo dallo Stadio al Raccordo. Per il resto, cambiano le fonti di finanziamento per alcune opere (il ponte ciclopedonale) mentre restano ancora da sciogliere i nodi sul finanziamento del ponte carrabile a Parco de’ Medici (o del solo Ponte dei Congressi) e i finanziamenti per il trasporto pubblico, visto che, ad oggi, si conoscono quelli della Regione e dello Stato sulla Roma-Lido ma non quelli che dovrebbe sostenere la Roma. Il resto – tecniche costruttive, ambientalismo, messa in sicurezza idraulica dell’area, parco fluviale e videosorveglianza – sono tutte cose già contenute nella delibera Marino che la Raggi prova solo a rivendere come propri. Giochi della politica, uguali per tutti.
(Il Tempo – F. Magliaro)
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