Rassegna stampa
Obiettivo meno tre: Conte e l’Inter marcano Dzeko (oggi e domani…)
CALCIOMERCATO INTER DZEKO – Un anno fa, giusto di questi tempi, Antonio Conte aveva già capito l’antifona. Però non l’aveva ancora digerita fino in fondo, l’idea che l’Inter difficilmente avrebbe messo in pratica il piano che il tecnico aveva ben chiaro in mente: datemi Lukaku e Dzeko insieme e poi faccio la guerra a chiunque.
Stamattina l’Inter non parte per Singapore come un anno fa. Conte, senza il musone che lo portò in Asia, stamattina s’imbarca su un altro aereo, destinazione Roma. Destinazione Dzeko, perché proprio al bosniaco sedotto (da lui) e abbandonato (dal club per esigenze di bilancio) Conte stasera deve chiedere il permesso di andare a disturbare i sonni della Juventus.
I sonni son tranquilli, certo. Lo sono sempre, finché non squilla il cellulare o qualcuno bussa alla porta. Inutile stare a parlare di rincorsa impossibile, oggi. Eppure nella storia del calcio esistono le imprese storiche, i ribaltoni, gli autogol e i sorpassi a un metro dal traguardo. O no? Chiedetelo a Conte.
Chiedetegli del 5 maggio 2002, che gli interisti ricordano come un incubo e lui invece come una gioia sportiva diventata pure virale sul web, nel post partita. Qui l’Inter s’è messa in testa un’idea inconfessabile: riscrivere la storia al contrario. Dzeko non s’offenda. Ma qui i presupposti numerici sono identici a quel 2002.
Diciotto anni fa la Juventus, a cinque giornate dalla fine, aveva sei punti di distacco dall’Inter (e per la verità c’era di mezzo anche la Roma seconda in classifica). Proprio alla quintultima giornata l’Inter perse in casa con l’Atalanta mentre la Juve passeggiò in trasferta a Perugia. Risultato? Meno tre. Che in fondo è il piano nerazzurro da attuare tra stasera e domani.
Il solo fatto di immaginarla, una prospettiva simile, cambia tutto: l’umore, le sensazioni, gli sguardi. E pure le parole, certo. Pure le parole. Il Conte che dopo Bologna e Verona nervosamente disseminava dubbi sul futuro, è lo stesso – o forse no? – che alla vigilia di Roma-Inter s’è lasciato andare: «Finalmente iniziamo a vedere riconosciuto il nostro lavoro, nell’ultimo periodo un po’ a sorpresa la squadra era stata bistrattata».
Detto che nulla nasce per caso – neppure i commenti – forse per nessun allenatore al mondo come per Conte vale l’equazione vittoria uguale buonumore. E questo si riflette in qualsiasi aspetto coinvolga l’Inter, da Appiano fino a viale della Liberazione.
Dzeko oggi è solo un avversario da temere. L’Inter s’è ritrovata proprio nelle ultime ore miglior difesa del campionato ma Conte sa bene che se c’è un reparto i cui meccanismi vanno migliorati è proprio quello difensivo, a maggior ragione di fronte a Dzeko. L’attaccante per cui Conte si spese anche personalmente,nella primavera 2019. Si racconta come il nome di Edin fu il primo fatto in assoluto dal tecnico nerazzurro ai suoi dirigenti, nei primi contatti per la costruzione dell’Inter.
Dzeko sì, ancor prima del Lukaku che poi si è materializzato una sera d’agosto. Ecco perché, se tanta e tale è la stima di Antonio nei confronti del bosniaco, si sbaglia di grosso a pensare di eliminarlo dai radar dell’Inter nel prossimo futuro. Avversario stasera, da domani mattina di nuovo obiettivo, in caso di divorzio dalla Roma. Ma stavolta la strategia di mercato nerazzurra è diversa.
Un anno fa Marotta e Ausilio fecero il primo passo, con il giocatore prima e con il club di Pallotta poi. Ora l’Inter è in posizione di attesa, affonderà il colpo solo nel caso il club giallorosso decidesse di mettere ufficialmente il giocatore sul mercato. Della serie: mi sono scottato una volta, vorremmo evitare la seconda. Che poi vale anche per Conte, che in Champions due anni e mezzo fa, da tecnico del Chelsea, vide Dzeko ammaliare Stamford Bridge con una doppietta. Se amarcord proprio dev’essere, tanto vale sia quello del 2002…
(Gazzetta dello Sport)
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