ULTIME NOTIZIE AS ROMA OLIVEIRA – I rivali hanno deposto le armi e adesso si annusano come due cuccioli in amore. Tiago Pinto era uno dei dirigenti top del Benfica, Sergio Oliveira il vice capitano del Porto: quanto basta perché si guardassero in cagnesco per tutta la vita. Invece la forza combinata di Mourinho e del comune agente Mendes ha partorito la Santa Alleanza che potrebbe cambiare le sorti della stagione della Roma, scrive La Gazzetta dello Sport.
«Due anni fa nessuno dei due poteva pensare di essere insieme – ammette infatti il g.m. giallorosso –. Siamo stati avversari per tante volte. Sergio non ha bisogno di presentazione, ha uno status internazionale che tutti conoscono. È un centrocampista bravo e con tanta voglia di venire a Roma». In effetti, tutti a Trigoria confermano come che l’ex del Porto abbia accettato con entusiasmo un prestito non banale e che già domani gli regalerà un posto da titolare contro il Cagliari.
«Ho 29 anni e ho già dimostrato il mio valore – spiega —. A me piacciono le sfide. Per quanto riguarda la personalità, Mourinho è abituato a vincere e ad avere giocatori importanti. Io arrivo per aiutare la squadra a crescere e a raggiungere gli obiettivi». Per farlo, sul suo impiego ha le idee chiare: «La mia posizione preferita è in un centrocampo a tre come numero 8 o più basso in una mediana a due».
Perché lo Special One ha voluto proprio lui? Di sicuro sa come si vince, visto che in carriera si è aggiudicato 8 trofei: sei con il Porto e due con il Paok Salonicco, una delle tante squadre (con Beina-Mar, Malines, Penafiel, Paços Ferreira e Nantes) in cui Oliveira è stato ceduto in prestito. Quando ha fatto meglio, comunque, è stato proprio nei momenti in cui è stato impiegato da mezzala oppure tra i due davanti alla difesa.
Nel primo caso Mourinho potrebbe utilizzarlo così qualora decidesse di tornare al 3-5-2 che ha caratterizzato buona parte di questa stagione. In tale prospettiva, come centrocampista di destra, Oliveira potrebbe sfruttare bene anche la sua capacità d’inserirsi per cercare la conclusione. La stessa collocazione, comunque, potrebbe averla in caso il tecnico virasse (la tentazione c’è) al 4-3-3.
Se invece l’allenatore portoghese scegliesse il suo sistema di gioco più consueto, cioè il 4-2-3-1, Oliveira potrebbe essere indifferentemente l’uomo che fa da frangiflutti (in questo caso affiancato a Veretout) oppure quello chiamato ad avanzare (allora il suo partner sarebbe Cristante).
Insomma, anche se la tecnica e la visione di gioco non gli manca – non a caso gli assist al suo attivo sono una trentina – non è certo un regista classico, tant’è vero che lui stesso si è definito così: «Direi che sono un centrocampista intenso, “box to box”, al quale piace calciare in porta, con buone doti di finalizzazione in area di rigore, senza contare che gradisco tirare i calci piazzati». Insomma, Oliveira non è un tessitore di trame, ma un giocatore a cui piace muoversi da un’area all’altra, con una spiccata propensione al gol, che è una delle sue caratteristiche da vetrina.
Nessuna sorpresa, perciò, che in carriera – grazie anche alle punizioni e ai rigori – abbia realizzato 60 reti in 324 partite. E che i giallorossi possano sorridere lo dimostra il fatto che questa peculiarità sia in ascesa, visto che nella scorsa stagione al Porto ha realizzato 20 gol in 46 match. Forse anche per questo è stato votato dai tifosi miglior giocatore per il 2020-21.
Perciò ora cerca anche di restare in nazionale, con cui finora ha 13 presenze e un probabile appuntamento a marzo con l’Italia per arrivare al Mondiale. «Il mio obiettivo è esserci, anche perché il Portogallo ha le carte in regola per andare in Qatar». Speriamo solo da turisti. E chissà che non ne sarebbe felice pure la Roma.
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