A Trigoria non hanno dubbi: fiducia totale. La Roma ha scelto Frederic Massara, detto Ricky, non per trascinare la squadra fuori dal fosso per poi lasciarla all’uomo forte che sappia rilanciarla attraverso esperienza, carisma e capacità. L’ha scelto perché possa essere il direttore sportivo del futuro così come se lo immagina James Pallotta. Non un accentratore in stile Sabatini ma una figura che possa coesistere con una struttura stabile, costruita per resistere all’usura del tempo e agli umori degli uomini: l’ormai famoso database di Zecca, certo, ma anche il lavoro di specialisti dell’analisi tecnico-statistica come Fioranelli e Vallone, o di scout come Simone Canovi, figlio dello storico procuratore Dario, o di ex calciatori come Federico Balzaretti, che nel frattempo ha preso il diploma di direttore sportivo e potrebbe diventare il responsabile della Primavera.
ANALOGIE – Massara dovrà coordinare dunque un gruppo di professionisti, in un’organizzazione estremamente ramificata. Non diversa da quella che Pallotta ha preteso nel settore atletico: imponendo la coppia Norman-Lippie non voleva magari depotenziare Rudi Garcia ma creare un pool di professionisti, con macchinari e palestre all’avanguardia, di sua diretta emanazione. In questo modo, nella testa del padrone, ognuno si sarebbe soltanto occupato del proprio compito specifico senza essere obbligato a parare i colpi degli altri. Anche Luciano Spalletti, per esempio, ha accettato di tornare alla Roma senza un suo preparatore atletico.
IL PERSONAGGIO – E così mentre Pallotta vive a Boston, Sabatini si rintana nel suo «pertugio » e Baldini eroga consulenze dall’osservatorio londinese, Massara si gioca la grande occasione della carriera. Torinese di nascita ma di madre francese, «ex funzionaria del Louvre» come ha svelato proprio Sabatini, non è stato un calciatore di primissima fascia: ala sinistra scoperta da Pierpaolo Marino, ha assaggiato la Serie A con il Pescara allenato da Galeone e guidato in campo da Allegri. Ritiratosi abbastanza giovane a causa degli infortuni, ha pensato inizialmente di sfruttare le sue conoscenze per allenare. E così ha fatto il vice a Benevento, ancora a Pescara e poi a Martina, prima di capire che il suo talento poteva essere più produttivo a qualche metro di distanza dal campo. Decisiva è stata la chiamata di Sabatini a Palermo nel 2008: i due si erano conosciuti dieci anni prima ad Arezzo, in un tribolato campionato di C1, quando Massara giocava, Cosmi allenava e Sabatini era un inesperto direttore sportivo. Il sodalizio non si è più interrotto. E chissà che in qualche modo non possa continuare attraverso consigli e scambi di informazioni, almeno fino a quando Sabatini non troverà un’altra squadra.
CRESCITA – Subito dopo aver conseguito con il massimo dei voti il diploma da direttore sportivo, nel 2011 Massara ha seguito Sabatini nell’avventura romanista, facilitandone con discrezione assoluta molte trattative in campo internazionale. Alcune concluse e altre, come quella per il baby Rabiot del Psg, sfumate per un nonnulla. Di madrelingua francese, Massara parla anche inglese, spagnolo e tedesco. Impossibile non avvalersi del suo sorriso educato, dell’atteggiamento «sabaudo» (copyright Sabatini) e della sua abilità dialettica.
SCENARIO – Molto stimato dai calciatori, perennemente incollato al suo telefonino cellulare, non si perde un allenamento della prima squadra (anche ieri era in tribuna per l’amichevole contro la Primavera, da lui pensata e costruita) ed è descritto come un tipo più rigido rispetto al maestro nel pretendere l’applicazione delle regole. Basterà per meritarsi la Roma a tempo indeterminato senza l’ingresso di un tutor? Sarà il tempo a stabilirlo. Intanto Massara ha rinnovato con la Roma fino al 2019 e si prepara ad affrontare la prima sfida: il mercato di gennaio, nel quale dovrà pescare un centrocampista e un vice Salah, che sarà impegnato per un mese in Coppa d’Africa.
(Corriere dello Sport – R. Maida)
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