Luciano Spalletti

Luciano Spalletti torna all’Olimpico, ma stavolta non sospetta complotti quando, all’annuncio delle formazioni, lo stadio compatto lo fischia quando l’altoparlante scandisce il suo nome. Fischi forti, feroci, programmatici, più di quelli riservati a qualsiasi interista. “Spalletti pezzo di merda“, ringhia forte la curva Sud e mentre l’allenatore si avvicina a bordo campo quasi in segno di sfida la curva aggiunge l’antico coro: “Totti, Totti, Totti gol”. L’antica ruggine con Totti rimarrà nell’immaginario collettivo del tifo giallorosso come simbolo dell’era Spalletti. Ma il passato dell’allenatore toscano è stato ben altro e ben di più che il solo braccio di ferro finale con l’ex capitano. Per questo gli abbracci che scambia all’arrivo allo stadio e a fine partita con tutto il suo mondo giallorosso sono sinceri, perché Roma è stata casa sua per davvero.

Eppure in ogni situazione in cui l’occhio dello stadio convergeva su di lui fischi lo sommergono, così come gli applausi travolgono Totti nella sua prima uscita all’Olimpico da dirigente. L’impressione, però, è che il tecnico non ne senta affatto la mancanza, dopo la dolcezza di una vittoria straordinaria. “Francesco non l’ho incontrato, ma se lo avessi fatto gli avrei dato tutta la mia amicizia. I tifosi mi hanno fischiato perché pensavano che fossi io il motivo dell’addio di Totti, ma io quest’anno non ci sono più quindi avrebbero potuto farlo continuare a giocare. Quindi diciamo che mi hanno fischiato i “tottiani”, mentre molti romanisti mi hanno inviato messaggi amichevoli“. Di sicuro, però, i tottiani sono molti di più, visto che anche all’uscita dal campo gli insulti gli piovono addosso. La vittoria, però, annacqua l’amarezza di Spalletti, o forse acuisce il senso di rivalsa, tant’è che nel dopo partita nega alla Roma anche lo spunto polemico. “Non era rigore – spiega il tecnico –. Il mio difensore non prende la palla, ma non provoca questa botta. Poi certo la Roma è stata sfortunata. Nel calcio la sorte occorre e noi l’abbiamo avuta, ma va dalla parte di chi ha il coraggio di fare le cose e noi abbiamo sempre martellato. Siamo stati premiati per quello che facciamo, anche se sarebbe sbagliato ora parlare di scudetto“.

(Gazzetta dello Sport)



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