Lucas Biglia e Kevin Strootman

Anche i migliori sbagliano. Segnale inequivocabile che la Var, meglio nota come moviola in campo, è ormai non necessaria, ma indispensabile. Se l’avessa avuta ieri, Daniele Orsato, considerato il nuovo numero uno degli arbitri italiani (in partenza per il Mondiale U20 in Corea per “studiare” proprio la Var) probabilmente avrebbe evitato di prendere il 3 in pagella, al termine del derby Roma-Lazio. Solo la bravura della squadra biancoceleste nel vincere comunque il match ha evitato che poi il derby avesse uno strascico di grandissime polemiche.

PRIMO TEMPO FLOP Orsato ha sbagliato molto, soprattutto nel primo tempo (ammettendo con i biancocelesti i suoi sbagli…), finendo per essere condizionato nel restante tempo della sua direzione di gara. Alla Lazio manca un calcio di rigore per un fallo di Fazio, che rifila un calcione in piena area a Lukaku al 15’ anziché prendere il pallone, e che avrebbe meritato anche il rosso; mentre alla Roma a fine tempo è stato concesso un rigore fasullo. C’è da dire che Orsato non è stato aiutato dagli arbitri di porta (destinati a finire davanti ai televisori a bordo campo) nella clamorosamente simulazione da parte di Strootman, che cade pur non essendo stato nemmeno sfiorato in area da Wallace. L’olandese, ora rischia la prova tv perché, come recita l’articolo 35 del Codice di Giustzia sportiva, questa è applicabile quando “c’è un’evidente simulazione da cui scaturisce l’assegnazione del calcio di rigore a favore della squadra del calciatore che ha simulato”. Va ricordato che anche nel derby d’andata (in campionato) nei confronti di Strootman fu applicata la prova tv che costò due turni di squalificata, sentenza poi riformata in sede di appello. Ma se un girone fa il romanista evitò di saltare le sfide con Milan e Juve, stavolta sembra davvero difficile che possa scamparla. Potrebbe rischiare la prova tv anche Daniele De Rossi, che dopo aver trasformato il rigore esulta in modo scomposto davanti la panchina della Lazio (i bordocampisti riferiscono anche di frasi insultanti) ma qui l’applicabilità sembra più difficile.

(Il Messaggero – R. Avvantaggiato)



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