Victor Osimhen, Gianluca Mancini

ULTIME NOTIZIE AS ROMA NAPOLI – Il Napoli si ferma a otto vittorie consecutive e il Milan lo raggiunge in cima alla classifica, a quota venticinque, ma per l’ex capolista solitaria lo zero a zero è accettabile, scrive La Gazzetta dello Sport.

Perché la Roma, ferita dal 6-1 di giovedì in Norvegia, aveva la rabbia in corpo, e non è mai facile misurarsi con avversari tarantolati, disposti a tutto pur di non cedere. E perché il pari senza gol era scritto nella legge dei grandi numeri: l’ultimo zero a zero all’Olimpico tra Roma e Napoli risaliva al febbraio del 1980, quarantuno anni fa.

Molta lotta e gioco a sprazzi; intensità sì e bellezza così così: è la sintesi estrema dei novanta minuti. La Roma non poteva perdere, il Napoli non era obbligato a vincere. José Mourinho ha lasciato fuori cinque “reprobi norvegesi”: Kumbulla, Diawara, Villar, Mayoral e Reynolds. Una decisione legittima, però svalorizzante e non sappiano quanto finalizzata al recupero dei «colpevoli».

Gli allenatori sono finiti tutti e due fuori dall’aula, espulsi per cattiva condotta, Mourinho nella ripresa e Spalletti a partita chiusa. Il tecnico del Napoli è stato insultato dalla Curva Sud per l’annosa questione Totti, una irrisolvibile guerra di religione. Gli ultrà giallorossi lo offendevano e Spalletti alzava il braccio a mo’ di saluto. Schermaglie attese, inevitabili.

Mourinho ha giocato il match che meglio gli riesce, l’incontro di rottura. Ha lasciato al Napoli il possesso palla (62% a 38% per gli “spallettiani”) e ha tenuto un baricentro medio molto basso, a poco meno di 48 metri. Una strategia finalizzata al depotenziamento di Osimhen, il centravanti spauracchio. Mou gli ha prosciugato il mare in cui nuotare, la profondità.

C’era pochissimo campo dietro Mancini e Ibanez, i centrali che si alternavano nell’azzannare il nigeriano. Nonostante tanta attenzione, Osimhen ha combattuto e ha colpito un palo, in spaccata e in compartecipazione con Mancini, e la parte alta della traversa con un colpo di testa. Alla Roma non è riuscita la seconda parte del piano, la finalizzazione di un contropiede o di una palla inattiva. I giallorossi hanno goduto di due grosse opportunità, ma Abraham e Mancini si sono soltanto avvicinati al gol.

Olimpico elettrico, scosso dalla batosta norvegese. Le scorie del 6-1 hanno condizionato la Roma nei primi 45 minuti. Un po’ l’hanno bloccata, l’hanno costretta a spremersi le meningi per ridurre al minimo rischi ed errori. Un po’ l’hanno obbligata a rabbiosi attacchi. Tanta tensione ha impregnato lo stesso Napoli e così per un tempo la partita è stata rigida. Un profluvio di duelli individuali, al limite del wrestling, come quello tra Mancini e Osimhen.

La Roma è partita con l’idea di aggredire Fabian Ruiz, il regista azzurro. Lorenzo Pellegrini lo braccava per rubargli palla e avventarsi verso l’area, ma è stato un fuoco fatuo. Ruiz non ha ceduto alla tentazione di filosofeggiare e ha difeso. Così la Roma ha dirottato le sue ambizioni sulla destra, dove il duo Karsdorp-Zaniolo ha fatto valere stazza e potenza di corsa, specie su Mario Rui, fragile baluardo. Tanto fatturato di volate, sovrapposizioni e cross, per lo più bassi, non ha però fruttato utili.

La più grande opportunità l’ha creata la Roma intorno alla mezz’ora, ma per altre vie. Cristante ha rubato palla a Zielinski e ha azionato Abraham in verticale. L’inglese si è presentato davanti a Ospina, ma ha aperto troppo il piede e la palla è uscita. Poco prima Abraham si era fatto male alla caviglia già malconcia e si pensava che uscisse, ma così non è stato. Ha continuato nonostante la sofferenza e il timore che a ogni contrasto si rifacesse male, bisogna riconoscergli coraggio e temperamento.

Poche emozioni, tante fibrillazioni. Osimhen, innervosito, ha rischiato abbastanza con un calcetto di reazione a Mancini a palla lontana. Niente di serio, anche perché il difensore è stato colpito a un braccio eppure a terra gemeva per una gamba. Il Napoli non si è fermato, Insigne è andato lo stesso al tiro (centrale) e insomma, si è rischiato il bis del caso Dimarco-Anderson.

Nella ripresa il Napoli ha preso in mano il pallino e la Roma non si è opposta, ha lasciato fare. Si è andati avanti sul filo di un equilibrio sottile. Spalletti ha provato ad allargare la difesa romanista, ma Ruiz ha estratto dal cilindro un gran filtrante per Politano da cui il palo Osimhen-Mancini. E sull’angolo successivo Osimhen di testa ha depositato il pallone sulla parte superiore della traversa.

A un passo dallo 0-1, la Roma ha reagito: Karsdorp per Pellegrini in estensione, con pallone fuori di poco; Pellegrini su punizione per Mancini e incornata da due passi uscita di un niente. A seguire cori e tumulti, ammonizioni varie, i rossi agli allenatori. Uno 0-0 aritmetico, esatto. Il Napoli è stato acciuffato dal Milan, ma la sua candidatura allo scudetto resta tale e quale. Il Napoli è forte e duro da scalfire.



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