NOTIZIE AS ROMA PALLOTTA – La voglia di lasciare la Roma, la trattativa con Friedkin e il futuro prossimo del club. Il suo pensiero James Pallotta l’ha espresso ieri, affidandolo al sito della Roma, proprio in coincidenza del ritorno nella Capitale di Paul Rogers, il responsabile dell’area digital del club giallorosso.
Con parole che, come al solito, hanno creato polemiche e divisioni (sui social, tra i tifosi romanisti, con qualcuno che ha fatto ilarità sulla frase finale: «Non vedo l’ora di vederci di nuovo vincere», e la sottolineatura che in realtà la sua Roma non ha mai vinto nulla). Oltre a qualche malumore. Come quello di Dan Friedkin, ad esempio, che ovviamente non ha gradito alcuni passaggi relativi alla trattativa sulla possibile cessione del club. Su Petrachi (di cui si parla più accuratamente sotto), invece, nessun accenno. E forse è stato meglio così, sarebbe stato difficile trattare l’argomento.
Per la prima volta, quindi, Pallotta ha ufficializzato pubblicamente la sua voglia di lasciare la Roma. Ma è una voglia con il freno a mano tirato. Nel senso, vendo ma alle condizioni che dico io. Posizione legittima, ma che gli ha attirato addosso i soliti strali di critiche e insulti. «Invecchiando sto pensando al futuro e vorrei lasciare il club in mani ottime, solide – ha detto il presidente giallorosso – Vorrei qualcuno che sia una buona guida e che permetta alla Roma di poter competere come a tutti noi piacerebbe. Fino a quel momento, io e i miei investitori continueremo a sostenere il club in ogni modo e a investirci denaro, per assicurare la competitività ad alti livelli. Io, insieme con gli altri investitori, ho sicuramente messo più di quanto mi sia stato chiesto a livello personale, oltre 400 milioni, cercando di fare sempre il meglio per la Roma». E provando a chiudere il discorso dello stadio, per cui all’orizzonte potrebbe esserci presto un raggio di luce: «Lì abbiamo investito oltre 70 milioni, secondo i miei piani avremmo dovuto giocarci la prossima stagione. Forse ci stiamo avvicinando all’approvazione finale, ma quante volte l’ho detto o sentito?».
Poi Pallotta è entrato a gamba tesa sull’esito della trattativa sfumata con Friedkin. Un accordo che era stato di fatto trovato a 710 milioni di euro prima della pandemia e che poi ha visto il presidente giallorosso rifiutare un’offerta da 575 milioni. Friedkin aveva dato dieci giorni a Pallotta per una risposta, allo scadere dei quali lo ha risollecitato, avendo in cambio sostanzialmente un semplice «irricevibile». Ora Pallotta chiarisce il perché, dal suo punto di vista: «Dopo le modifiche apportate dagli avvocati e dai banchieri del gruppo Friedkin, l’offerta ha iniziata ad essere meno appetibile. L’ultima proposta semi-concreta non era minimamente accettabile. Un accordo del genere non funziona con il seller-financing. Se voglio comprare una casa non mi aspetto che il venditore riduca il prezzo per coprire i costi delle ristrutturazioni che voglio fare. Non è così che funziona. Se Friedkin ha i soldi e vuole avanzare un’offerta accettabile, lo ascolteremo. Se poi possa essere il proprietario ideale non lo so, come non so se possa essere il salvatore della Roma. Di certo c’è che abbiamo tante persone che continuano a contattarci. Ma non vado in giro a dire “voglio tanti soldi”, voglio solo essere sicuro che qualsiasi cosa accada sia la migliore per la Roma. Con me o con un nuovo investitore». E Friedkin? Da Houston bocche cucite, ma la presa di posizione non è piaciuta per niente.
Prima, invece, Pallotta aveva parlato del Covid-19 e dell’impegno del club. «Vogliamo ottenere grandi risultati dentro il campo, ma per tanti motivi non riusciamo a raggiungerli. Fuori dal campo, però, abbiamo il dovere di avere un impatto positivo. E se guardo alle nostre azioni nel sociale, penso a noi come ad un club modello. Ovviamente non è un’alternativa alle vittorie sul campo, ma è qualcosa di incredibilmente importante che dovrebbe rendere felici tutti i tifosi della Roma». Il sentimento di ieri non era proprio questo. In attesa di capire cosa succederà, Pallotta ha raccontato la sua verità.
(Gazzetta dello Sport)
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