Jim Pallotta esce allo scoperto: «Se non mi faranno fare lo stadio entro 2020 me ne torno a casa e non mi vedrete più». Business is business per il presidente della Roma, giunto nella Capitale nel 2011 perché ingolosito dalla possibilità di costruire un nuovo impianto: «Il 15 giugno – rivela il numero uno di Trigoria – dovrebbero esserci delle novità». Pallotta prende la parola dopo la cerimonia d’addio di Francesco Totti, è provato dai fischi dei 65 mila dell’Olimpico sia nel pre gara, che (sopratutto) nel post partita quando ha premiato con una targa il numero 10, per poi infilarsi una sua maglietta: «Negli ultimi 18 mesi ho parlato molte volte con Francesco ed è frustante leggere certe cavolate solo perché non vi diciamo ogni volta che noi parliamo». Un escamotage per gettare suimedia le responsabilità dei fischi ricevuti dai tifosi, anziché fare un’autocritica sulla gestione del fine carriera di Totti: «È una mancanza di rispetto verso Francesco, lui vuol dire tanto per Roma. Quando decideremo cosa fare con lui lo diremo e comunque la partita non mi è piaciuta, ma sono felice per il secondo posto». Pallotta tenta anche un parallelo con la Juve, trascurando che i bianconeri sono in finale di Champions League: «Non avete mai fatto notare la mancanza di un calciatore come Florenzi e non avete mai considerato che la Juve ci ha superato solo di quattro punti senza Ale. Con lui sarebbe stata tutta un’altra cosa al termine dell’anno».
ARRIVA EUSEBIO Nessun indizio sul nuovo allenatore, l’ambiente non è più con Luciano Spalletti a testimoniarlo la bordata di fischi ricevuti che lo hanno costretto a chiedere a un cameraman di non essere più inquadrato. Al suo posto è pronto Di Francesco che ha vissuto con il fiato sospeso la finale di coppa di Francia tra Psg e Angers, vinta dai parigini. Al netto delle rassicurazioni della dirigenza qatariota a fine partita – «Emery sarebbe rimasto comunque, e comunque ora possiamo ribadirlo con forza che sarà con noi anche il prossimo anno al 200%» – la vittoria nel trofeo nazionale consolida la panchina dello spagnolo e sancisce il via libera per Di Francesco. E così sia.
(Il Messaggero – G. Lengua)
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