James Pallotta, presidente della Roma

Assente e silenzioso. James Pallotta si è preso una lunga pausa dalla Roma. Non in quanto a impegno, per carità, ma da settembre in poi non ha trovato più un momento per affacciarsi nella Capitale. Aveva in programma un blitz a dicembre, ma dopo esser passato per Londra gli affari lo hanno costretto a rientrare negli States. E ieri, come l’anno scorso d’altronde, non ha potuto partecipare alla cena benefica natalizia del club all’ex caserma Reni, cavandosela con un messaggio di auguri.

Le ultime parole ufficiali Pallotta le ha spese sulla squalifica di Strootman, una parentesi in un periodo in cui ha preferito non farsi sentire. Che sia un presidente fisicamente distante, poi, non è certo una novità a Trigoria. Ma prima o poi dovrà presentarsi, per risolvere diversi casi.

Con l’avvento di Gandini, il ritorno come consulente di Baldini, che ha indicato al presidente il nome del nuovo Ad, e l’uscita di Sabatini la Roma sta vivendo una nuova fase. Di transizione verso un’altra ancora da definire. La direzione sportiva è stata affidata a Massara, a cui era stato promesso un contratto di tre anni ma finora non lo ha firmato e continua a lavorare con quello vecchio in scadenza a giugno. Peraltro non da direttore sportivo. E poi? Non è un mistero che gli americani stiano sondando altri curriculum, su tutti quello di Monchi del Siviglia: «Vogliamo trattenerlo qui solo se è motivato» dice il presidente Josè Castro. Nel frattempo Massara si giocherà le sue carte a gennaio. Con Sabatini che, nell’ombra, continua a supportarlo nei contatti di mercato. E non solo.

Nel frattempo Gandini si è fatto spazio, un dirigente dal profilo e idee diverse rispetto alla struttura che ha trovato a Trigoria. Nessuna frattura con nessuno, ci mancherebbe, ma è inevitabile che il suo avvento abbia spostato alcuni equilibri. Pallotta, dicono, vive di grandi «innamoramenti»: c’è stato il periodo di Baldissoni, di Sabatini, si è preso, lasciato e poi ripreso con Baldini, adesso è il momento di Gandini, del quale si fida molto.

Al di là dei continui cambiamenti delle poltrone dirigenziali, il presidente è chiamato a intervenire anche sulla sfera tecnica. Tre contratti sono in scadenza e necessitano una sua parola: Spalletti, De Rossi e Totti, casi molto diversi tra loro ma tutti delicati. Il tecnico prima di rinnovare aspetta di vedere la piega che prenderà la stagione, il centrocampista vuole continuare un’altra stagione, il capitano non ha ancora chiarito se questo è il suo ultimo anno.

Poi ci sono in fila Manolas, Nainggolan, Salah e Paredes per rinnovi e adeguamenti. E sullo sfondo rimane la questione stadio, impantanata nel caos dell’amministrazione. Ecco, forse il silenzio di Pallotta è dovuto proprio a questo: se dovesse parlare degli intoppi burocratici, rischierebbe di esagerare. Non è il momento.

(Il Tempo – A. Austini)



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