Pallotta e Di Francesco

(Il Tempo – A. Austini) Una furia, come spesso gli capita. James Pallotta inizia la giornata leggendo resoconti su un suo presunto sfogo contro giocatori e allenatore dopo il pareggio con l’Atletico Madrid. E sbotta, di brutto. Ai microfoni della radio ufficiale, intervenendo al telefono pur trovandosi ancora nella Capitale, il presidente parte in quarta. «A Roma – spiega – esiste questa tendenza dei media a voler pubblicare a tutti i costi qualcosa. Mi sono svegliato, ho sfogliato i giornali e sono rimasto piuttosto sgomento».

Nello specifico, non gli è andata giù la ricostruzione del suo post-partita di martedì sera all’Olimpico, quando davanti ai microfoni si era limitato a spiegare che «non sono soddisfatto del risultato e potrei dire un paio di cose che si potevano fare meglio». Sembrava un riferimento al gioco, invece, a quanto pare, ce l’aveva con l’arbitro. «A fine partita – racconta Pallotta a Roma Radio – ho stretto mani e abbracciato i calciatori mentre rientravano negli spogliatoi. Ho abbracciato Manolas e Alisson e mi sono congratulato con tutti i ragazzi per avere lottato sul campo. Idem con Di Francesco un paio di volte e con Monchi. Non c’è stata una singola parola negativa rivolta da me ad alcun calciatore, tecnico o a nessun altro. L’unica mia lamentela era in riferimento a un possibile rigore a nostro favore nel primo tempo e forse ce n’era un altro nella ripresa». Quanto si scrive e si dice da sei anni su di lui e sulla Roma non gli va proprio giù. «I nostri tifosi, che sono i migliori al mondo, devono iniziare a comprendere che alcuni settori dei media stanno cercando di abbattere questa squadra e questo allenatore. Non sono disposto a sopportarlo e se dovrò intervenire quotidianamente per smentire queste voci, lo farò».

Nessun dubbio quindi su Di Francesco e sul nuovo sistema tattico che, stando alle parole ad esempio di Dzeko, sta creando qualche ritardo d’adattamento ad alcuni calciatori. «L’allenatore – prosegue Pallotta – si sta assestando e sono molto, molto contento di lui. Il morale della squadra è alto, basta vedere gli allenamenti. Abbiamo vinto a Bergamo contro l’Atalanta su un campo difficile per chiunque, poi contro l’Inter siamo stati superiori per 60-65 minuti, meritavamo un penalty sull’1-0 e abbiamo colpito tre pali interni. Alla fine abbiamo perso, ma mi è piaciuto come ha giocato la squadra. Quindi abbiamo affrontato l’Atletico Madrid: lo sanno tutti, è una squadra che ha giocato due finali di Champions League negli ultimi 3 anni. Abbiamo gestito bene la gara nel primo tempo e sofferto in qualche circostanza nella ripresa, ma abbiamo un grande portiere. E anche se avremmo voluto vincere, lo 0-0 è un buon punteggio in Champions: basta dare un’occhiata ai risultati delle altre squadre, di cui un paio purtroppo italiane. Sono ottimista e quando avremo a disposizione tutti faremo ancora meglio».

Dal campo alla scrivania, per Monchi spende altre parole d’elogio. «Sono incredibilmente contento di quanto ha fatto finora, è il migliore al mondo nel suo ruolo e ora abbiamo la rosa più forte e più ampia da quando sono qui». Ma il mercato non si ferma mai, prova ne è il doppio viaggio che si è concesso Monchi mercoledì e ieri per seguire due partite di Champions (Feyenoord-City o Real Madrid-Apoel?) ed Europa League. Oltre a inviare gli scout in giro per il mondo, lo spagnolo si muoverà personalmente tutte le settimane di coppa, in modo da studiare dal vivo possibili nuovi talenti da inserire in squadra. La sua Roma è appena nata. E Monchi è pronto a darle i primi ritocchi a gennaio.



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