Eusebio Di Francesco

(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese) Alla fine l’unico affondo che Alisson non riesce a respingere è quello che arriva a giochi fatti, quando le luci si sono oramai spente. Tranne per Edin Dzeko, però. E per quell’affondo finale. «Totti sì, mi manca, ma mi manca anche Salah, che mi giocava vicino – dice il bosniaco – Come mi manca Nainggolan, che prima mi giocava più vicino. Ora, con questo sistema di gioco sono tutti più lontani. Dobbiamo avere pazienza, per crescere tutti insieme. Anche se una squadra come la nostra non può giocare così nel finale, come fatto anche con l’Inter».

POCHI PALLONI – Vero. Ed è quello che va predicando da tempo Eusebio Di Francesco. Ieri, però, Dzeko non si è sentito dentro la partita, non ci si è ritrovato. Ed alla fine si è sfogato: «Non so se vada meglio ora o con Spalletti, è difficile dirlo, siamo solo all’inizio. Nella scorsa stagione però ho fatto tanti gol, quest’anno sarà più difficile. In questa partita ho toccato pochi palloni, speriamo di fare meglio nelle prossime». Esattamente 33, due di più di Defrel, che però ha lasciato il campo in anticipo. Insomma, Dzeko ieri è quello che ha toccato meno palloni di tutti e questo non gli è andato giù. Lui che, di solito, le cose agli allenatori non le manda a dire, basta pensare agli insulti a Spalletti a Pescara.

PALLOTTA – Di Francesco ci penserà da oggi, magari parlando anche con Edin. Intanto si gode un pari nel suo esordio in Champions. Lo 0-0 finale tiene a galla la Roma. E quella difesa a cinque finale nasce proprio da qui. «È stata una scelta dettata dalla sofferenza – dice Di Francesco – L’importante era non perdere, questa squadra può solo crescere, è un pari positivo. Il primo tempo abbiamo giocato bene, c’era anche un altro rigore non dato. Ma preferisco così piuttosto che con la Var. Per 55-60 minuti abbiamo fatto un ottimo calcio, con personalità. Poi la squadra non mi è piaciuta. Siamo calati fisicamente, lì dobbiamo migliorare. Ma ha retto, l’unico modo per arginarli era aprire un po’ le fasce. Non so neanche io perché caliamo. Chi ha retto fino alla fine, come Perotti e Juan Jesus, era con me dall’inizio, da Pinzolo. Alisson? Le grandi squadre hanno gradi portieri, ce lo teniamo stretto». La chiusura è di Pallotta, contento a metà: “Non sono soddisfatto, potrei dire un paio di cose che si sarebbero potute far meglio. Ma abbiamo giocato bene, nonostante la sosta prolungata».



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