James Pallotta e Franco Baldini

(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini) Il messaggio subliminale che questa serata anglo-romanista è pronta a raccontarci, potrebbe anche essere questo: diffidate delle certezze. Quando infatti nel salotto di Stamford Bridge, Franco Baldini – ormai da anni stabilitosi a Londra – farà un po’ da inevitabile padrone di casa (si fa per dire) a James Pallotta, alla prima uscita dirigenziale di Francesco Totti in Champions e, addirittura, al numero uno del Coni, Giovanni Malagò, prenderà vita un quadretto di famiglia giallorosso in cui passato e futuro si mescoleranno inestricabilmente. Perché una cosa è certa: Baldini – per affetto, per interesse, per ineluttabilità – è rimasto sempre nei gangli decisionali della Roma, nonostante la storia recente sia piena di segnali divergenti. Nella memoria galleggiano due momenti. Era il luglio del 2012 e Pallotta stava per diventare nuovo presidente del club, quando Baldini – allora d.g. – confidò ai cronisti: «Jim mi ha detto: “Franco, tu sei la Roma”». Una investitura a plenipotenziario che fece un po’ storcere il naso a qualcuno a Trigoria, ma tutto sommato realistica, se si pensa che Franco – stimatissimo dai tifosi – era stato uno degli artefici dello scudetto 2001. La favola, però, s’infranse meno di 9 mesi più tardi, a giugno, quando Baldini – dopo il flop stagionale culminato dal k.o. in finale di Coppa Italia contro la Lazio – si dimise dicendo agli amici: «Voglio essere dimenticato».

LUI E TOTTI – La stima di Pallotta, però, ha avuto sempre ottima memoria e così, tempo dopo, nessuno è rimasto sorpreso alla notizia del contratto triennale da consulente che lega tuttora il presidente all’ex d.g. Un consulente di peso che, grazie ai suoi contatti, ha avuto un ruolo diretto anche nei sondaggi tecnici, a partire da quelli relativi alla scelta degli allenatori. Non basta. Sempre a Londra, officiato da Baldini, l’estate scorsa c’è stato il colloquio che ha sciolto le riserve di Totti sul suo ruolo dirigenziale. Come dire, dai tempi in cui il d.g. e il capitano si rimbalzavano le pubbliche accuse di «pigrizia», ne è passata di acqua sotto i ponti. Rispetto al Tevere, evidentemente l’acqua del Tamigi fa miracoli.



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