Partner commerciali sì, nuovi soci no. «La Roma non si vende» assicura in serata James Pallotta, obbligato ad emettere un comunicato per chiarire le indiscrezioni pubblicate nel tardo pomeriggio da una fonte molto autorevole in campo finanziario, cioè Bloomberg.
IL QUADRO – Sul sito del network americano è comparso un articolo che spiegava le strategie in vista della costruzione del nuovo stadio. La Roma, secondo Bloomberg, sta considerando di cedere circa il 40 per cento delle quote azionarie in possesso di Pallotta, per un totale di circa 75 milioni di euro, per accrescere le potenzialità finanziarie del club. Pallotta, che in questo momento è proprietario dell’82 per cento della Roma, dovrebbe a questo proposito incontrare tre banche a Londra la settimana prossima per discutere i dettagli dell’operazione, che non lo priverebbe comunque della quota di maggioranza e quindi del controllo della Roma. «Ci servono dei fondi per lo stadio – ha ammesso il presidente, che deve raccogliere circa un miliardo di euro – e li troveremo sia internamente che esternamente alla proprietà attraverso dei partner strategici». L’articolo racconta anche di un contatto avvenuto tra un gruppo di investitori asiatici ai quali Pallotta avrebbe presentato un piano di sviluppo secondo cui la realizzazione del complesso di Tor di Valle avrebbe fatto schizzare a 2 miliardi di euro il valore della Roma.
TRIGORIA – La risposta della società, che è quotata in Borsa, non si è fatta attendere e ha preceduto le richieste della Consob. Nel comunicato, «l’As Roma smentisce l’ipotesi di cessione di una quota del club da parte dell’attuale proprietà». E ancora, Pallotta avrebbe smentito anche direttamente a Bloomberg «la circostanza di essere alla ricerca di investitori nel club, seppur ricevendo periodicamente manifestazioni di interesse da parte della comunità finanziaria internazionale». La nota si chiude spiegando meglio le intenzioni di Pallotta: «Nuovo capitale sarà raccolto per finanziare la costruzione del nuovo stadio, una volta che il progetto avrà ottenuto l’approvazione finale, sia internamente sia esternamente all’attuale compagine proprietaria». Quest’ultimo passaggio mira a precisare che Pallotta potrà attingere sia a un aumento di capitale della company creata apposta per lo stadio, sia a raccogliere fondi da sponsor o altri finanziatori interessati al business. Non vanno confusi i due piani, l’affare dello stadio e le azioni della Roma, perché sono distinti. L’investimento Tor di Valle non costerà un euro alla Roma come società. Sarà appunto la società costituita ad hoc, di proprietà di Pallotta, a sobbarcarsi gli oneri (e a goderne eventualmente i frutti) del complesso industriale. La Roma poi, essendo a sua volta controllata da Pallotta, avrà il diritto di giocarci attraverso il pagamento di un affitto annuale. Ma se mai Pallotta deciderà di vendere lo stadio entro 30 anni dall’inaugurazione, dovrà farlo contestualmente alla Roma.
RICERCA – Ma chi sono i partner con i quali Pallotta e i suoi collaboratori stanno trattando? Di sicuro vengono dall’Estremo Oriente ma potrebbero non essere cinesi, bensì coreani. Pare che il colosso Samsung abbia manifestato interesse per l’affare, con la mediazione dell’immancabile Franco Baldini. Ma nei giorni scorsi Pallotta ha incontrato anche i rappresentanti della Kia, la casa automobilistica, anche quella coreana. Se ne saprà di più nelle prossime settimane mentre ieri il vicesindaco Daniele Frongia, durante la presentazione del logo di Euro2020 a cui hanno partecipato anche i dirigenti Baldissoni e Gandini, ha garantito: «Il no alle Olimpiadi non avrà ripercussioni sullo stadio della Roma. Sono due situazioni slegate tra loro».
(Corriere dello Sport – R. Maida)
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA