James Pallotta

(Il Tempo – E. Menghi) Appena arrivato a Trigoria, Monchi aveva provato ad appendere il cartello «si vince» al posto del più classico «si vende», ma risultati e obblighi del fair play finanziario hanno quantomeno rimandato i buoni propositi. Il 2018 è cominciato con il rischio di veder partire Dzeko ed è bastata l’esistenza di una trattativa a scuotere squadra e ambiente. A giugno le esigenze di bilancio impongono nuovi sacrifici, ma all’alba di una nuova rifondazione è il presidente Pallotta a fare una dovuta precisazione: «C’è frustrazione da parte mia quando la gente dice che la Roma è un supermercato». Il numero uno giallorosso non svende i suoi gioielli e spera di poterli blindare tutti, a partire da Alisson: «Sono stato un suo fan dal primo giorno. Under sta iniziando a giocare davvero bene e con lui abbiamo un accordo quinquennale. Chi è andato via se ne voleva andare: Pjanic aveva una clausola, Salah che sta facendo a pezzi la Premier League aveva chiesto la cessione. Non stiamo solo cercando di vendere giocatori». Sta, piuttosto, provando a costruire una Roma forte, che può giocare tutti gli anni in Europa ad alti livelli: «Pensiamo prima a guadagnarci la prossima Champions, poi al Barcellona. Ero felicissimo al sorteggio, penso che possiamo giocarcela con tutti. Mi dicono che è un po’ come David contro Golia, ma io non penso che i miei giocatori abbiano qualcosa in meno dei blaugrana». Sarà spettatore sia all’andata sia al ritorno Pallotta, che aspetterà la squadra in Spagna e poi la seguirà nella capitale, dove il Colosseo resta il suo chiodo fisso: «Immaginate Barcellona-Roma al suo interno, sarebbe fantastico. Decine di migliaia di persone in tutto il mondo pagherebbero per un evento così». Al di là dell’immaginazione c’è il nuovo stadio, alle battute finali: «Il nostro obiettivo è ottenere il finanziamento entro i prossimi 6 mesi e di posare la prima pietra entro fine anno». Nel frattempo la Roma cambierà ancora faccia, a Monchi il duro compito: «Gli ci è voluto un po’ per ambientarsi, c’è ancora un po’ di lavoro da fare, ma abbiamo identificato molti elementi per migliorare la squadra nei prossimi 5 anni». Un progetto a lungo termine che non prescinde da Totti, «un supereroe di cui sfruttare i poteri» secondo il diesse, e una rivoluzione che potrebbe tirare in causa anche lo staff: Norman farà il preparatore per la Germania ai Mondiali e, a braccetto con Ed Lippie, a fine stagione potrebbe dire addio.



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