NOTIZIE AS ROMA PALLOTTA – Domenica sera non c’era. Ma era come se fosse presente. I 63mila dell’Olimpico hanno invocato più volte James Pallotta e non certo per applaudirlo. Lo strappo con la tifoseria, nato dalla mancata conferma di De Rossi come calciatore, è stato lacerante. Paradossalmente più incisivo e logorante di quello di Totti. Perché con Francesco, c’era stato un intero anno per abituarsi (male) all’idea. Con Daniele no.
“Voglio anche ringraziare i tifosi presenti ieri allo stadio per aver dato a Daniele l’addio che meritava. Dopo averli rappresentati in campo per 18 anni, l’amore e il sostegno dimostrato nei suoi confronti è stato qualcosa di incredibile” scrive Pallotta sul sito inglese del Club. Parole che suonano fredde, incolori, inespressive. “Frasi di circostanza” le ha ribattezzate il mondo delle radio locali.
Pallotta – insieme al consigliere Baldini (al quale è stato dedicato uno striscione l’altra notte davanti la sua casa di Londra) – è riuscito in un’impresa che aveva appena sfiorato con la semifinale di Champions dell’anno prima: ricompattare una tifoseria divisa da una decina d’anni come nemmeno le famiglie dei Guelfi e dei Ghibellini nel 1300. Bastava ascoltare l’altra sera l’Olimpico. La domanda ora è lecita: visto che la ripartenza targata Petrachi-Gasperini (sempre che il tecnico si liberi dall’Atalanta) non sembra di quelle che possa far dimenticare in breve tempo gli otto anni senza vittorie più l’affaire De Rossi, cosa può fare Pallotta per provare a riavvicinarsi alla città?
Dando per scontato che la cosa lo interessi, la prima mossa potrebbe essere quella d’investire di un ruolo operativo Francesco Totti. Il primo passo per dimostrare con i fatti che quello che è diventato ormai il manifesto delle rimostranze della tifoseria – l’azzeramento del romanismo – non è vero. Forse, dopo 8 anni, uscire dall’accerchiamento facendo un passo verso la tifoseria potrebbe aiutare. Forse.
(Il Messaggero – S. Carina)
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