(Il Tempo – E. Menghi) Due mondi diversi con un «bene» in comune, la Roma. Da una parte i tifosi e la loro concezione «capitale-centrica», dall’altra Pallotta e la sua visione d’insieme decisamente più internazionale, uniti in una sorta di matrimonio di convenienza. La sintesi della differenza la fa il presidente da Londra, durante il Leaders Sport Business Summit: «Ci sono tre miliardi di ultras di calcio nel mondo e io vorrei che l’1% avesse la Roma come suo secondo team preferito, per tutte le cose che facciamo. Questo vorrebbe dire avere 30 milioni di fan. Sono i numeri a cui dobbiamo ambire». Per chi ha il sangue romanista dalla nascita ed è abituato a ragionare sulle due sponde del Tevere, l’unica cosa che conta è il primato cittadino e l’appuntamento del derby è sempre il più atteso. Ma per «Jim» la Roma non è solo undici giocatori in campo e le partite nel weekend, è un «brand» che aspira ad essere mondiale con il prossimo salto di qualità: «Non puoi esserlo senza uno stadio di proprietà. Tutti nella capitale vogliono questo stadio, eccetto forse i tifosi della Lazio, ma loro ci andranno a giocare una volta l’anno». Il contentino per i «superstiti» dell’Olimpico, colpiti dalla frecciatina di Pallotta, che nell’impianto pubblicizzato come «The New Coliseum» nel meeting londinese ha investito 63 milioni di euro solo in fase di progettazione, consapevole del grande ritorno/profitto che può derivare da un progetto da oltre un miliardo. La Juventus è entrata nella Top 10 d’Europa per i ricavi dello Stadium e i giallorossi sperano di accedere presto alla classifica.
Non solo stadi che fanno i soldi, però. Per James una delle priorità è la sicurezza: «Al Nord si litiga meno, ma sapete come può essere una partita con Lazio o Napoli? Un anno e mezzo fa sono andato dal capo della polizia e gli ho chiesto perché certi tifosi non venivano arrestati, lui mi rispose che non poteva farlo, mostrandomi un fascicolo di foto sgranate di persone che sapeva aver commesso reati. Allora abbiamo comprato telecamere in alta definizione». Ricorderete la storia dei «fucking idiots» della Curva Sud che lo resero per il web un «fucking president», ora si è trasformato nell’«amico delle guardie», un «nemico» in casa. Sicuramente Pallotta è un neo calciofilo: «Fino a 5 anni fa pensavo che fosse uno sport orribile, non lo capivo, ora ci vado fuori di testa». Serve una mente lucida per analizzare invece la crisi di risultati in cui è piombata la squadra e questo break a Londra servirà per fare il punto della situazione, ma resta poco tempo: ieri dopo il meeting, il pranzo e alcune riunioni, gli stati generali giallorossi hanno fatto da spettatori al match Nba tra i Boston Celtics e i Philadelphia 76ers, Monchi è arrivato solo nel tardo pomeriggio e oggi si torna alla base.
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