Pallotta, parlando al Messaggero.it, ha dato ragione a Luciano Spalletti: «È stato molto bello vedere tutti i tifosi applaudire Totti e la sua mostruosa classe, ma la squadra viene sempre prima di tutto. L’allenatore ha fatto il cambio giusto, perché stiamo combattendo per l’accesso alla Champions. E comunque, se avesse messo Totti gli ultimi cinque o sei minuti, qualcuno lo avrebbe ritenuto irrispettoso. Non potrei biasimare Spalletti se dovesse lasciare la Roma, perché i media scrivono sciocchezze ogni settimana. Aspettate la fine della stagione perché avrò molto da dire, vi racconterò tutta la storia». Parole forti. Purtroppo per i tifosi non è una sciocchezza il palmares di Pallotta, che il 27 agosto 2012 è diventato il 23esimo presidente della As Roma: un settimo posto, due secondi e un terzo, ma nessun trofeo.
I rapporti Spalletti-Totti si sono deteriorati dopo le dimissioni del tecnico, dopo sole due giornate del campionato 2009-2010. Spalletti ha sempre pensato di non essere stato difeso dai suoi giocatori, con il capitano in testa. Totti ha sempre indicato in Lippi l’allenatore più importante della carriera. Nel finale della scorsa stagione Totti ha contribuito con i suoi gol al terzo posto e Spalletti ha subito il rinnovo di contratto per un ultimo anno. Appena può parla dell’entourage di Totti, che vede (non unico nella Roma) come un problema. «Se tornassi indietro non verrei mai ad allenare la Roma», ha detto il tecnico domenica sera, chiudendo con un rilievo ancora più crudo: «Poverino, lui viene al campo. Vorrebbe giocare la domenica…». C’è chi lo vede come il definitivo addio di Luciano Spalletti alla Roma e chi come l’ultimo «all in» da pokerista.
(Corriere della Sera)
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