«Finalmente è prevalsa la ragione». Tra i primi a esultare per il sì allo stadio della Roma c’è Gaetano Papalia, ex proprietario dell’ippodromo di Tor di Valle.

La diminuzione delle cubature è un compromesso per salvare “capra e cavoli”?
«Era l’unico spazio progettuale entro cui trovare l’accordo, lasciando ai proponenti un margine di ricavo sufficiente alla copertura degli oneri di urbanizzazione e perciò non speculativo».

Nella scelta finale ha influito la minaccia di Pallotta di essere costretto a vendere i giocatori migliori della Roma per ripianare il debito?
«Non credo tanto al fatto che sia stata quella minaccia ad aprire la strada al sì. Sono invece convinto che l’As Roma e Luca Parnasi avessero compreso in quale “cul-de-sac” fosse stata spinta la sindaca e sono andati in Campidoglio con l’ unica soluzione che poteva essere condivisa: l’eliminazione della colata di cemento».

Perché lo stadio sì e le Olimpiadi no?
«Si tratta di due cose solo apparentemente assimilabili. Lo stadio si inserisce in un progetto di valorizzazione urbanistica di un’area già destinata a impianti sportivi, i cui costi non graveranno sulla collettività. Mentre su un evento complesso come le Olimpiadi, per un’amministrazione appena insediata, era più facile e popolare enfatizzare i rischi per le casse del Comune».

Cosa ne sarà del vincolo della Soprintendenza sull’ippodromo di Tor di Valle?
«Credo che al termine della procedura avviata dalla Soprintendenza prevarrà la ragionevolezza e non verrà posto alcun vincolo. La tribuna di Tor di Valle, e men che meno il sedime della pista, non potranno essere tutelate dal logoramento del tempo in assenza di quel minimo di manutenzione che lo Stato non è in grado di assicurare».

Parnasi ha saldato con la società della sua famiglia il debito che aveva per l’ acquisto del terreno? Il «no» allo stadio che perdita avrebbe comportato per la Sais?
«La società Eurnova di Parnasi sta rispettando con regolarità il lungo piano dei pagamenti previsto dal contratto definito il 25 giugno 2013. Il prezzo complessivo è pari a 42 milioni di euro, di cui 26 maturati con il trasferimento della proprietà, mentre gli altri 16 milioni sono subordinati alla sottoscrizione, entro il 2033, di una qualsiasi convenzione urbanistica che autorizzi un qualunque tipo di costruzione all’interno dell’area. Per la Sais, quindi, la realizzazione dello stadio non costituisce un’ esigenza imprescindibile rispetto alla maturazione del prezzo integrativo».

(Il Tempo – V. Di Corrado)



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