«Sono arrivati con il contagocce – scherzavano qualche giorno fa i vertici del Campidoglio – ma alla fine abbiamo ricevuto tutto». Tra i documenti che sono stati inviati al dipartimento Urbanistica del Comune da Eurnova, la società che punta a realizzare il nuovo stadio della Roma, c’è anche la nuova planimetria di cui Repubblica è in possesso. Finita tra le carte del dossier più caldo per l’amministrazione Raggi, la piantina del progetto bis mette subito in evidenza l’assenza delle tre torri di Daniel Libeskind. È questa la grande novità: con il taglio del 50 per cento delle cubature, i grattacieli sono spariti. Nel business park che affiancherà la nuova arena giallorossa si conteranno allora 18 palazzine alte al massimo sette piani. La planimetria – che potrebbe però subire ancora ulteriori modifiche – rivela anche l’addio al ponte dello Stadio. Non se ne fa menzione neanche nelle linee guida approvate in giunta: nell’atto con cui ieri il Comune a trazione grillina ha ribadito l’interesse alla realizzazione del progetto dello stadio appare solo il ponte dei Congressi. La delibera, in attesa del nuovo progetto, è una lettera d’intenti. Che lascia, peraltro, senza risposta più di un interrogativo. Nella lista dei desiderata, ad esempio, alla voce trasporti sono spariti i 10 milioni per la ristrutturazione della fermata Tor di Valle. E della ferrovia Roma-Lido si tratta non più in termini di treni, ma di passeggeri l’ora: difficile, per ora, determinare il numero esatto di convogli nuovi o da rimettere in sesto attraverso un revamping della vecchia flotta.

L’ultima ipotesi in materia di opere pubbliche è poi lo spostamento di parte degli investimenti nei quartieri attorno allo stadio: senza le tre torri, spiegano da Palazzo Senatorio, serviranno meno infrastrutture e gli sforzi dei privati potrebbero quindi essere dirottati altrove. Tornando alle tavole dei tecnici dell’As Roma e del costruttore Luca Parnasi, in attesa del nuovo rendering, continua il tour lungo la promenade e l’area commerciale. Negozi, ristoranti e hotel conducono al catino che ospiterà fino a 55mila spettatori. Poi si scoprono i campi di allenamento della Roma. A completare il quadro sono i parcheggi, multipiano e a raso, e le grandi aree verdi che da una parte costeggiano il Tevere e dall’altra la via del Mare e la via Ostiense. Nei 598mila metri cubi non sembrerebbe esserci traccia, invece, dell’ippodromo disegnato da Julio Lafuente per le Olimpiadi del 1960. Sul vecchio impianto, ora abbandonato e in rovina, pende sempre il vincolo della Soprintendenza statale ai Beni archeologici. E qui la palla passa ai proponenti.

(La Repubblica – L. D’Albergo)



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