Luca Parnasi

NOTIZIE AS ROMA PARNASI – Tangenti in «stile anni 80» e finanziamenti bipartisan ai partiti. Ma anche trattamenti di favore, immobili concessi in comodato d’uso gratuito a esponenti del mondo politico che potessero tornare utili per concludere affari. L’ultimo capitolo del caso Tor di Valle, l’inchiesta che ha travolto il costruttore Luca Parnasi, è stato scritto ieri negli uffici della procura di piazzale Clodio, dove l’imprenditore è stato interrogato – per la quarta volta – dalla pm Barbara Zuin.

Parnasi, che si trova ancora ai domiciliari per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, ha fatto nuove ammissioni dopo quelle che, nelle scorse settimane, hanno portato all’iscrizione sul registro degli indagati dei tesorieri del Pd, Francesco Bonifazi, e della Lega, Giulio Centemero. Ha raccontato di avere concesso un appartamento in comodato d’uso gratuito a un politico di Roma: l’ex consigliere di Forza Italia Dario Rossin. Nel corso dell’interrogatorio, durato dalle 16 alle 20, assistito dagli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini, il costruttore ha parlato anche di gentilezze riservate ad altri funzionari e politici. Il nome di Rossin era già spuntato nell’elenco dei consiglieri in carica nel 2014 che avrebbero ricevuto finanziamenti: avrebbe ottenuto 10mila euro. All’epoca, però, in aula Giulio Cesare aveva espresso parere contrario nel voto sulla pubblica utilità dello stadio di Tor di Valle.

LE PRESSIONI – Ieri Parnasi ha anche detto di avere ricevuto pressioni dalla funzionaria della Soprintendenza archeologica Anna Buccellato. In un’informativa dei carabinieri del Nucleo investigativo si legge infatti che la donna avrebbe tentato di imporre alla Eurnova – azienda del costruttore – alcuni archeologi di sua fiducia per realizzare i sondaggi preventivi nell’area dello stadio. Era stato lo stesso Parnasi, intercettato, a sfogarsi: «Non è più il tempo in cui il funzionario ti suggerisce di mettere una persona e rischi di andare sotto processo…

La Buccellato vuole una persona che non conosciamo, che la va prendere a casa con la macchina… questo chiede 220 euro al giorno». Sono a questo punto almeno due i filoni di indagine avviati dopo i verbali che il costruttore ha affidato ai pm. Da un lato i finanziamenti ai partiti nazionali, con la recente iscrizione al registro degli indagati dei tesorieri del Pd e della Lega per i soldi erogati alla Fondazione «Eyu», vicina al Partito Democratico, e i 250mila euro dati all’Associazione «Più Voci», rappresentata da Centemero. E, dall’altro, la rete di relazioni con esponenti locali, nel Lazio e a Roma. Finanziamenti in molti casi in chiaro e sotto la «soglia» che obbliga ad iscriverli a bilancio, ma concessi comunque utilizzando vari tipi di coperture.

LA POLITICA LOCALE – È stata la segretaria di Parnasi, Elisa Melegari, a fornire agli inquirenti un elenco dei politici che aveva visto sfilare negli uffici di Eurnova: «Il gruppo usava fare erogazioni liberali in favore di politici; avevo i nomi dei beneficiari e l’importo era sempre lo stesso, ossia 4.500 euro. Alcuni, come Ciocchetti e la Polverini, hanno avuto bonifici di 4.500 euro». E ancora: «Il mandatario di Francesco Maria Giro mi ha chiesto la delibera ed è stata fatta il giorno stesso, benché retrodata». La donna ha parlato anche di Adriano Palozzi, l’ex vicepresidente del consiglio regionale del Lazio che si trova ai domiciliari, di Davide Bordoni, capogruppo di FI in Campidoglio, e di Michele Civita, ex assessore regionale in quota Pd, entrambi indagati.

(Il Messaggero – M. Allegri)



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