NOTIZIE AS ROMA STADIO PARNASI – Uno era l’uomo a cui rivolgersi per «risolvere tutti i problemi». L’altro, invece, era quello «che chiedeva sempre soldi». Sono le nuove intercettazioni depositate al Tribunale del riesame, insieme agli stralci del verbale del costruttore Luca Parnasi, a rivelare dettagli inediti sull’ex assessore della Regione Lazio in quota Pd, Michele Civita, e sull’ex vicepresidente del consiglio regionale Adriano Paolozzi (FI). Ieri, nel corso dell’udienza davanti ai giudici della Libertà, entrambi hanno chiesto la revoca o un affievolimento della misura a loro carico. Civita ha l’obbligo di firma, mentre Palozzi è ai domiciliari. Agli atti dell’inchiesta è finito anche l’interrogatorio di Giulio Mangosi, cugino di Parnasi e suo collaboratore, finito in carcere. Assistito dall’avvocato Stefano Valenza e accusato di associazione a delinquere, è stato sentito martedì scorso a Regina Coeli. Ha preso le distanze dal costruttore: «Il gruppo Parnasi è una società padronale. Non c’era alcuna condivisione nelle scelte, ogni scelta imprenditoriale non veniva fatta in base al merito e al fine di conseguire risultati in sostanza validi, ma al solo fine di creare relazioni utili al perseguimento di interessi di Parnasi». E ha aggiunto: «Accadeva molte volte che stipulassimo contratti solo al fine di alimentare una rete di relazioni che Parnasi riteneva utile».
L’imprenditore, invece, attende ancora la decisione del gip sulla sua scarcerazione. Dal carcere di Rebibbia, in un interrogatorio di 11 ore davanti alla pm Barbara Zuin, ha raccontato di avere fatto solo un favore a Civita, promettendogli l’assunzione del figlio, «mettendomi nei suoi panni come padre, ma non gli ho dato soldi». Intercettato con un collaboratore qualche mese fa, però, lo aveva descritto come uno dei punti di riferimento per risolvere gli impicci burocratici legati al progetto del Nuovo stadio della Roma a Tor di Valle. «Rivolgiti a Civita che ci risolve tutti i problemi», è il senso della frase pronunciata dall’imprenditore. Su Palozzi, invece, le parole sono state meno lusinghiere: «Mi chiamava continuamente chiedendomi un contributo».
IL VERBALE – Quasi tutto il verbale del costruttore resta secretato: la procura ha depositato solo gli stralci in cui si parla dei due politici. «Palozzi mi ha chiesto con estrema insistenza un aiuto economico. L’ho conosciuto in occasione della vicenda di Ecovillage, in quanto era sindaco del Comune di Marino. Lo avevo sostenuto nella precedente campagna elettorale, almeno 6 anni addietro, erogando in suo favore se non ricordo male 10mila euro. Si trattava di un’erogazione regolare, con delibera e iscrizione in bilancio da parte di una società del gruppo». Parnasi ha anche aggiunto che «nell’ultima campagna elettorale Palozzi mi chiamava continuamente chiedendomi un contributo ed abbiamo concordato il contratto con la Pixie (società riconducibile a Palozzi, ndr) al fine di giustificare la dazione della somma di denaro. Non avevo bisogno di quel contratto. Tuttavia non volevo fare figurare il mio nome accanto a quello di Palozzi perché stavo tentando di costruire un rapporto con i Cinque Stelle. La Pixie ha svolto attività di consulenza». Parlando del rapporto con Civita, invece, Parnasi ha detto di conoscerlo da «circa 20 anni, ha sempre fatto gli interessi dell’amministrazione». L’ex assessore, assistito dall’avvocato Luca Petrucci, è accusato di corruzione. «La conferenza di servizi era già stata chiusa e già c’erano state le elezioni quando con estremo imbarazzo mi ha chiesto di trovare un lavoro per suo figlio», ha aggiunto il costruttore. E ancora: «Non ho mai sostenuto Civita con erogazioni di denaro ma l’ho sostenuto con il voto, a lui dato anche da parte dei miei familiari. Era il nostro punto di riferimento nella conferenza di servizi ed a lui, sia che io che Caporilli e Baldissoni (rispettivamente un collaboratore di Parnasi e il dg della Roma, ndr), ci rivolgevamo per la soluzione di eventuali problemi».
(Il Messaggero – M. Allegri)
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