Pressioni, ingerenze. Nel groviglio che si era creato in Campidoglio è difficile distinguere tra gli interessi privati delle figure istituzionali e quelli pubblici. Le consulenze e gli incarichi da parte degli imprenditori avrebbero creato corridoi speciali per i progetti facendoli passare per scelte politiche.
Così Marcello De Vito lavorava ai fianchi i suoi compagni di partito, per convincerli della bontà dei progetti. E a sorpresa, dalle carte di due inchieste che inevitabilmente si intrecciano, emerge anche un vecchio rapporto professionale, tra un’azienda della famiglia Parnasi e l’ex assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, nemico acerrimo del progetto Tor di Valle.
Circostanze che confondono gli affari personali e l’interesse pubblico, almeno secondo Parnasi che sostiene che una parcella pagata a metà abbia scatenato l’avversione del futuro assessore. È Alessandra Agnello, presidente della Commissione capitolina Lavori pubblici, sentita come testimone il 22 marzo, a raccontare alle pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli delle pressioni di De Vito: “Con riferimento alla realizzazione del Nuovo stadio della Roma io ho avvertito un certo pressing da parte di De Vito. Notai che era particolarmente eccitato e sollecitava tutti ad andare avanti a votare favorevolmente”.
Nel groviglio di rapporti intrecciati è stato lo stesso Luca Parnasi a riferire ai pm di una vecchia ruggine tra lui e l’ex assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, nemico numero uno del progetto stadio. Spiegando così – fatture alla mano – la netta opposizione dell’assessore, poi sostituito da Montuori, al progetto Tor di Valle.
L’incarico di progettazione per una convenzione edilizia in via Laurentina tra Parsitalia e la Regione risaliva al 2005. Berdini, allora vicino a Rifondazione comunista, nel 2008 avrebbe percepito solo il 50 per cento dell’incarico, che ammontava a oltre 78mila euro, per il mancato conseguimento degli obiettivi.
(Il Messaggero – V. Errante)
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