NOTIZIE AS ROMA STADIO – Tra i tanti guai giudiziari di Luca Parnasi, che economicamente non navigava in buone acque, c’è anche quello della distrazione dei fondi. Perché, nonostante i debiti – fuori fido per 13 milioni di euro – e mentre aveva fretta di chiudere la procedura stadio, cercando anche altri finanziatori, il suo tenore di vita rimaneva inalterato. A parlare del milione di euro prelevato dalla società che avrebbe dovuto costruire lo stadio per ristrutturare lo splendido attico e superattico di piazza don Giovanni Minzoni, opera d’arte realizzata da Clemente Busiri Vici per il gerarca Adelchi Serena, sono gli stessi dipendenti di Parnasi. Mentre è il gip a sottolineare il ruolo degli impiegati degli istituti di credito.
L’ATTICO Sono i carabinieri del nucleo investigativo ad annotare come Parnasi cercasse di individuare partner per il progetto stadio. Si legge in un’informativa: «Nell’ambito della ricerca dì finanziatori per la progettazione e la costruzione dello Stadio della Roma, Parnasi intrattiene numerosi contatti telefonici con svariati personaggi del mondo finanziario, bancario ed imprenditoriale italiano ed internazionale. La continua ricerca di denaro da immettere nelle casse del gruppo e, in particolare, della società Eurnova, che sta realizzando l’opera, sono oggetto di dialoghi telefonici anche tra i diretti collaboratori». È luglio scorso quando Simone Contasta, Luca Caporilli (entrambi in carcere) e Mariangela Masi «disquisiscono del denaro che Parnasi è riuscito a ottenere dalla Banca Igea mediante un modello di finanziamento abbinato ad alcune società». Annotano ancora i militari: «Gli interlocutori fanno più volte riferimento al fatto che Parnasi preleverà la maggior parte del denaro per fini personali. Nello specifico chiariscono è intenzionato a prendere circa l milione di euro, utilizzandone una quota per uso personale, una per pagare la ditta che sta eseguendo la ristrutturazione della sua abitazione e una parte ancora per retribuire il consulente, Valerio Gravio. Tutti i colloquianti sono concordi nel sostenere che l’operazione di prelievo dalla società Eurnova probabilmente giustificata con la dicitura “restituzione finanziamento soci”, non sia legittima e sperano che non si venga a sapere, perché potrebbe essere dannosa per l’intero gruppo societario ed i finanziatori». Ma non c’è solo il finanziamento di Banca Igea. È una conversazione telefonica tra il dipendente Stefano Torrani e una collega di nome Cristina «che fa comprendere – scrivono i carabinieri – che una Banca, probabile Banca Intesa Sanpaolo, delibererà il finanziamento in favore delle società del gruppo di un’elevata somma di denaro, destinata ad essere spostata su vari conti «Li fa girare lì, dove ci siamo capiti e poi li mette qua, dove avevamo detto».
I FUNZIONARI Per il gip il pericolo di inquinamento è legato anche ai rapporti tra Parnasi e i funzionari delle banche: «La concretezza del rischio di inquinamento probatorio – scrive – è evidente alla luce della scaltrezza assunta dagli indagati nell’attuare il complesso e seriale piano criminoso e nel far discendere dai patti corruttivi e per il tramite di soggetti compiacenti, la predisposizione di documentazione falsa atta a fornire una formale giustificazione alle condotte accertate. Assume un indiscutibile peso, in questo quadro, la capacità dei componenti del sodalizio di intrattenere rapporti quasi quotidiani con persone ai vertici degli istituti bancari o degli altri enti presso i quali deve essere acquisita la documentazione necessaria ad un pieno approfondimento delle vicende oggetto delle investigazioni».
LA FRETTA «Concludere a qualsiasi costo». Dalle carte emerge anche il pressing indiretto di Luca Parnasi per la chiusura della Conferenza dei servizi, sulla dirigente regionale, Manuela Manetti, che presiedeva la Conferenza. Il 24 novembre 2017, sono state registrate conversazioni che, scrivono i carabinieri, «denotano la posizione di favore dell’assessore (regionale ndr) Michele Civitanei confronti della società Eurnova e quindi del progetto stadio». Proprio in quel giorno Luca Caporilli, collaboratore di Parnasi, invoca l’aiuto di Mauro Baldissoni, dg della Roma, per sollecitare Manuela Manetti, a capo della direzione regionale Urbanistica e Mobilità. Caporilli sostiene che, benché Manetti «avesse ricevuto indicazioni dall’assere regionale Michele Civita di chiudere la questione, è tornata su e ha continuato a leggere le prescrizioni e adesso addirittura sta sentendo anche gli ambientalisti». Tra le prescrizioni la più temuta è quella del ponte sul Tevere e sulla viabilità in generale, infrastrutture che, se fossero state giudicate necessarie, avrebbero ritardato il progetto. Il 5 dicembre, durante una seduta della Conferenza, un manager di Eurnovaevidenzia la possibilità che la Conferenza dei servizi possa essere rinviata, ma Baldissoni lo tranquillizza, ha «appreso da Civita che questi avrebbe intimato alla Manetti di concludere a qualsiasi costo la Conferenza».
(Il Messaggero – V. Errante)
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