Luca Parnasi e Mauro Baldissoni

STADIO AS ROMA PARNASI – Si chiude e va rapidamente verso il processo, il primo filone dell’inchiesta sul sistema Parnasi, che partendo dall’associazione a delinquere che avrebbe influenzato e deviato gli accordi per la costruzione dello nuovo stadio della Roma a Tor di Valle, ha scoperchiato un giro di relazioni ben più ampio.

In venti rischiano di finire sotto processo per reati che vanno dalla corruzione al traffico di influenze e al finanziamento illecito. I pubblici ministeri hanno notificato l’atto di chiusura delle indagini all’imprenditore Luca Parnasi, figura apicale dell’associazione a delinquere, che – secondo l’accusa- ha cercato di pilotare le procedure amministrative legate al masterplan, approvato, nell’ambito della conferenza dei servizi, nel febbraio dello scorso anno. Un provvedimento che portò, tra l’altro, all’abbattimento delle cubature rispetto all’ipotesi iniziale, tagliando opere pubbliche essenziali.

Con il costruttore rischiano di andare a processo per vari profili, tra cui il finanziamento illecito e il traffico di influenze, anche l’avvocato e consulente del sindaco Virginia Raggi, Luca Lanzalone, l’ex vicepresidente del Consiglio della Regione Lazio di Forza Italia, Adriano Palozzi, l’ex assessore regionale del Pd, Michele Civita e l’attuale Soprintendente ai Beni culturali di Roma, Francesco Prosperetti.

I POLITICI – I magistrati di piazzale Clodio hanno deciso di stralciare il filone di indagine che riguarda il finanziamento alla politica: quel fiume di denaro, circa 400 mila euro, che Parnasi, per sua stessa ammissione, ha garantito alle fondazioni vicine al Pd e Lega e le utilità in favore di un esponente capitolino di M5S. Su questo fronte le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dalla pm Barbara Zuin, andranno avanti nelle prossime settimane.

Nel procedimento principale, al costruttore si contesta di essere stato a capo di un sodalizio che ha commesso «una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione al fine di ottenere provvedimenti amministrativi favorevoli alla realizzazione del nuovo stadio della Roma e di altri progetti imprenditoriali». Parnasi aveva in Lanzalone, che si trova ancora agli arresti domiciliari, un referente di primo piano. Gli inquirenti hanno accertato che l’avvocato genovese ha svolto attività illecita non solo nel suo ruolo di consulente di fatto del Campidoglio anche da presidente di Acea.

Quello che giuridicamente si chiama asservimento della funzione si traduceva nel rilascio «di informazioni sulle pratiche amministrative in corso, partecipando alla delibera di conferma di pubblico interesse e all’iter procedurale relativo al Nuovo Stadio della Roma, interessandosi per l’acquisizione di un immobile presso il Business Park dello stadio ove trasferire la sede Acea». Ipotesi che avrebbe potuto danneggiare gli interessi dell’azienda da lui presieduta.

IL SOPRINTENDENTE – A mettere in imbarazzo l’amministrazione comunale è anche il coinvolgimento del soprintendente Prosperetti, in bilico ma ancora al suo posto. I pm scrivono nel capo di imputazione che ha «abusato della sua qualità e dei suoi poteri di pubblico ufficiale». Il Soprintendente in cambio della «archiviazione della proposta di apposizione del vincolo» ha indotto «indebitamente Parnasi» ad affidare al suo amico architetto Paolo Desideri, che aveva assunto la figlia come collaboratrice, una parte della progettazione di Tor di Valle. Ha lasciato il suo posto solo la scorsa settimana, invece, l’ex presidente dell’ente di previdenza del comune Fabio Serini: la sua nomina a Roma sarebbe frutto sempre dei buoni uffici «informali» del sindaco ombra di Roma, Lanzalone.

(Il Messaggero – S. Menafra)



FOTO: Credits by Shutterstock.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA

🚨SEGUICI IN DIRETTA🚨