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Rassegna stampa

Parnasi, i non ricordo nei verbali sullo stadio

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NOTIZIE AS ROMA STADIO – «Parnasi non ha offerto alcun contributo all’indagine». Non poteva essere più netto il giudizio del gip Maria Paola Tomaselli a proposito dell’interrogatorio a cui si è sottoposto l’imprenditore romano accusato di essere a capo di un sistema messo in piedi per aggirare impedimenti burocratici – e soprattutto politici – per costruire rapidamente il nuovo stadio per la Roma. Eppure, pur non avendo mai parlato di «collaborazione», solo un paio di settimane fa la procura si era detta soddisfatta delle sue ammissioni, tanto da depositare un parere favorevole per i domiciliari subito dopo l’interrogatorio durato quasi un giorno intero (tra 27 e 28 giugno). Il gip, invece, giovedì ha respinto la richiesta, con un provvedimento di sei pagine pieno di perplessità.

I PUNTI NON CHIARI – Il costruttore, scrive il gip, ricorda persino meno del suo consulente Luca Caporilli, interrogato dopo l’arresto e subito scarcerato: «Desta notevole perplessità la circostanza che sulla vicenda in oggetti il Parnasi, promotore del sodalizio, abbia una conoscenza meno puntuale di quella del suo collaboratore». Proprio per questo, l’impressione complessiva è che abbia «ha reso dichiarazioni in maniera lucida e consapevole, limitandosi ad ammettere fatti inequivoci ed incontrovertibili». Ricostruzioni che non bastano a rendere credibile che non commetta altri crimini o cerchi di alterare le prove a suo carico.

I POLITICI – Sono alcuni punti specifici a non convincere il giudice. Ad esempio, la rete di relazioni che secondo le accuse avrebbe usato per far annullare il vincolo urbanistico. In quest’opera di avvicinamento e convincimento sarebbe stato fondamentale Claudio Santini, ex capo segreteria del Mibact che, secondo un collaboratore di Parnasi, avrebbe ricevuto 25mila euro. L’imprenditore a verbale avrebbe, invece, semplicemente detto di averlo contattato per le buone relazioni che aveva al ministero, «senza riferire alcunché, in relazione alle modalità con le quali l’illecita condotta da questi posta in essere si sia realizzata». Sull’avvocato plenipotenziario del Comune, Luca Lanzalone, «ha confermato esclusivamente il concreto svolgimento de parte del pervenuto di funzioni di carattere pubblicistico». Carenti anche le dichiarazioni sull’ex assessore regionale Michele Civita, al quale lo stesso gip aveva deciso di concedere il semplice obbligo di firma subito dopo l’interrogatorio di garanzia (scelta confermata venerdì dal Riesame): «Nulla ha riferito di significativo in ordine alla sua relazione con il Civita, limitandosi ad affermare la stima nutrita nei confronti dell’uomo politico che ha dichiarato di avere sempre sostenuto con il solo voto, in assoluto contrasto con quanto riferito da Caporilli e da quanto con evidenza emerge dalle conversazioni oggetto di captazione». Stesso discorso per i rapporti con Palozzi, l’ex sindaco di Marino, che «aveva stipulato con il gruppo Parnasi una convenzione con la quale si impegnava a mutare la destinazione urbanistica della zona in cui doveva sorgere il cosiddetto Ecovillage». A questo punto, la parola passa alla Cassazione, che domani valuterà l’intera vicenda e l’impianto accusatorio della procura, visto che gli avvocati di Parnasi hanno chiesto di annullare l’intero provvedimento cautelare. L’unica ammissione di una condotta illegittima riguarda i fondi che sarebbero stati passati al Pd, tramite la fondazione Eyu e alla Lega con «analoghe modalità». Intanto, il senatore Francesco Giro di Forza Italia che secondo le accuse avrebbe ricevuto alcuni finanziamenti in chiaro dall’imprenditore afferma di non essere indagato nell’inchiesta sulla costruzione dello Stadio della Roma».

(Il Messaggero – M. Allegri/ S. Menafra)



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