Luca Parnasi

NOTIZIE AS ROMA STADIO PARNASI – Adriano Palozzi, vicepresidente del consiglio Regionale di Forza Italia, viene liquidato come uno che «chiede continuamente soldi» del quale si voleva liberare. Mentre Michele Civita, ex assessore regionale all’Urbanistica della giunta Zingaretti, viene definito una persona perbene «che ha sempre fatto gli interessi dell’amministrazione» . Sono queste le parole che Luca Parnasi, nel corso dei due interrogatori davanti al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al pm Barbara Zuin, usa per definire i due politici locali indagati nell’inchiesta sullo stadio della Roma.

«Nell’ultima campagna — si legge in un verbale disseminato di omissis — Palozzi mi chiamava continuamente chiedendomi un contributo e abbiamo concordato il contratto con la Pixie al fine di giustificare la dazione della somma di denaro. Non avevo bisogno di quel contratto, né di quei servizi. Tuttavia non volevo far figurare il mio nome accanto a quello di Palozzi proprio perché stavo cercando di costruire un rapporto con i Cinque Stelle. Non avevo alcun interesse alle funzioni di Palozzi. Ho erogato quella somma di denaro solo per evitare di avere problemi con lui che continuava a chiedermi dette somme. Lo ho fatto da un lato per evitare di avere un nemico, dall’altro per la sua funzione pubblica, nel senso che acquisivo la disponibilità della sua funzione ove si fosse resa necessaria per il perseguimento degli interessi miei e del mio gruppo» . Tanto che anche il cugino di Parnasi, Giulio Mangosi, spiega come la Pixie non «avesse alcuna professionalità» e l’unico scopo di quel contratto «fosse di fare un piacere a Palozzi» . Secondo il “ metodo Parnasi”: gestire «l’attività imprenditoriale — spiega Mangosi — dando assoluta priorità alla creazione e al mantenimento di relazioni con soggetti che potevano essergli utili, anche facendo loro “cortesie”».

Tra queste, per gli inquirenti, c’è quella fatta a Civita, accusato di corruzione per aver chiesto un lavoro per il figlio. Parnasi di lui ha grande considerazione: «Lo conosco — mette a verbale l’immobiliarista — da circa 20 anni ed è una persona che stimo molto. Ha sempre fatto gli interessi dell’amministrazione. La conferenza dei servizi era già chiusa e già c’erano state le elezioni quando, con estremo imbarazzo, mi ha chiesto di trovare un lavoro per suo figlio. Gli ho fatto un favore mettendomi nei suoi panni come padre» . Parnasi, che ha sottolineato di non averlo mai finanziato, continua: «Civita ha svolto un ruolo primario nella conferenza dei servizi e su questo non vi è dubbio. Aggiungo che la Regione Lazio, attraverso Zingaretti e Civita ha sempre avuto un atteggiamento favorevole allo stadio. Nei fatti, la promessa di assunzione del figlio è avvenuta quattro mesi dopo la chiusura delle conferenza dei servizi. E che Eurnova ne è uscita peggio di come era entrata» . Il giorno seguente, il tono non cambia nemmeno quando i pm gli contestano un’intercettazione in cui l’imprenditore dice ai suoi di rivolgersi a Civita che è uno che risolve i problemi, Parnasi chiarisce: «Civita ha operato sempre nell’interesse della Regione. Era il nostro punto di riferimento nella conferenza dei servizi e a lui, sia io sia Caporilli sia Baldissoni, ci rivolgevamo per la soluzione di problemi. Non sono in grado di dire se il suo atteggiamento di disponibilità fosse finalizzato ad avanzarmi la richiesta di assunzione del figlio. Per la conoscenza che ho di lui, credo di no. Ho fatto la promessa di assunzione perché sono legato a lui da rapporti personali, nella consapevolezza del suo ruolo pubblico».

(La Repubblica – M. E. Vincenzi)



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