Le strategie sul calciomercato romanista del prossimo anno sono legate a doppio filo alla qualificazione alla prossima Champions League. A Trigoria sono tutti d’accordo sulla necessità di ridurre il monte ingaggi, che è tra i più alti della Serie A. In questa ottica, la priorità è la cessione di Javier Pastore.
L’acquisto dell’argentino è stato il vero punto debole di Monchi, una scelta che alla luce dei fatti-rendimento altalenante e continui infortuni – si è rivelata fallimentare. I suoi agenti stanno cercando una soluzione che accontenti lui e consenta alla Roma di non fare una minusvalenza. Impresa non facile, visto che la Roma lo ha pagato 24,7 milioni (al Paris Saint Germain), che Pastore guadagna 3,5 milioni netti e che non si è certo valorizzato. A gennaio si è ventilata una soluzione in Cina, ma l’argentino non vuole finire ai margini del calcio che conta; in alternativa c’è il River Plate che lo prenderebbe subito, ma in prestito. Soluzione che la Roma non gradisce.
Discorso simile per Steven Nzonzi, per il quale però l’ultima parola spetterà al prossimo allenatore giallorosso. Anche il francese ha uno stipendio pesante (3,1 milioni netti), ma ha più mercato, soprattutto in Spagna e in Inghilterra. In discussione, poi, c’è anche il futuro di Edin Dzeko, il cui contratto scadrà nel 2020: difficile che la Roma lo porti a scadenza per poi perderlo a zero, per cui una decisione andrà presa a fine stagione.
(Corriere della Sera)
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