Lorenzo Pellegrini

ULTIME NOTIZIE AS ROMA UDINESE PELLEGRINI – Non aveva giocato bene. Condizionato da quella diffida che già all’andata, sempre contro l’Udinese, gli aveva fatto saltare la gara alla quale tiene di più. Perché per Pellegrini il derby è qualcosa di speciale. Romano, romanista non serve sempre ostentare la propria fede calcistica per dimostrarlo. Ieri è bastato vederlo giocare.

Timido nei contrasti, appena accennati, roba non da Lorenzo che spesso e volentieri si trasforma in mediano e non tira mai indietro la gamba quando serve. Come se non bastasse, c’era stato anche quel rinvio sbilenco che si era trasformato nell’assist perfetto per Molina, abile a superare Rui Patricio. Insomma, i prodromi di una serataccia.

Anche perché durante il match Pellegrini – intuendo le difficoltà in fase d’impostazione di Cristante e Oliveira – si era abbassato oltremodo togliendo il poco estro ad una squadra già di per sé priva di idee. Normalmente, come rimarcato poi da Mourinho nel post-partita, lui deve essere il terzo attaccante. Ieri non gli è riuscito. Poi, all’improvviso, ecco l’occasione che non ti aspetti. Il rigore per il tocco di mano di Zeegelaar ha regalato la possibilità di allungare la striscia positiva a 8 gare. Ma soprattutto di non perdere una partita che l’Udinese aveva strameritato di vincere.

Lorenzo non ci ha pensato un attimo. Nonostante in campo fosse presente anche Veretout, si è preso il pallone sotto braccio e lo ha posato sul dischetto. E ha atteso a lungo prima di calciare. Inizialmente il Var, poi Becao che non ne voleva sapere di spostarsi. Infine, è arrivato il fischio di Di Bello. Rincorsa breve: pallone basso, angolato dove anche un portiere come Silvestri – che ha dimestichezza nel parare i penalty – non c’è arrivato. Lorenzo è andato subito a prendere la palla. Poi, prima di correre verso la metà del campo, si è girato e con un urlo liberatorio ha scatenato lo spicchio dei tifosi giallorossi presente anche ieri al Friuli.

Un urlo per liberarsi dell’adrenalina accumulata, una sorta di liberazione, anche ricordando il rigore sbagliato contro la Juventus: «Quel pallone pesava tanto, veramente tanto… Peccato per il pari, l’Udinese mette in difficoltà tutti e noi ogni volta fatichiamo dopo la Conference. Ci siamo detti di fare attenzione, non è però andata come speravamo. Alla fine prendiamo un punto ma a dir la verità era importante vincere. Se vogliamo rimanere aggrappati a chi ci sta sopra, dobbiamo cercare di perdere meno terreno possibile. È chiaro, per come si era messa è un punto guadagnato, ma alla fine sono due punti persi. La Roma deve venire qui, vincere la partita e tornare a casa. La diffida? Ne avevamo parlato con Mourinho sia io che Nicolò. Ora è passata. Pensiamo al Vitesse e poi al derby».

Proprio la Lazio, 4 anni fa, gli ha cambiato la vita da calciatore. Subentrato al 36′ al posto di Pastore infortunato, dopo 9 minuti ha segnato di tacco l’1-0 (gara terminata 3-1). Da quel giorno, non ha più segnato ai biancocelesti. È tempo, di ricominciare.



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